Caro lettore, cara lettrice, visti i miei scritti di una certa lunghezza, se preferisci salta la premessa e vai direttamente al neretto, vero e proprio inizio del "viaggio"...
1 maggio 2017
Festa dei lavoratori. Ed io vorrei cambiare lavoro: voglio girare il mondo in moto. E scrivere. Ma non sarebbe un lavoro... Sarebbe passione. Lavoro e passione raramente hanno un connubio pari al 100%. Nel mio caso poi, io che sono (e mai, si badi, potrei scrivere "faccio") l'insegnante, ultimamente qualche domanda me la pongo. E non sempre trovo le risposte. O almeno quelle che vorrei sentirmi dire, dallo Stato, le famiglie e talvolta persino dai ragazzi.
Ma veniamo a noi, che altrimenti a scrivere un report in un giorno con questa data mi perdo. Ed è sempre fin troppo facile io ci riesca. Perfettamente.
Voglio parlarvi di Altro. Voglio raccontare altro. Quel tipo di altro che a tratti ti scalda il cuore. Voglio raccontarti, di una manciata di ore in moto fra manto nevoso e gelida notte. O se preferisci "prove tecniche Normandia".
Tutto al volo. Tutto solo desiderato ma mai realmente prenotato o ben organizzato. Tutto un po' a caso. Nessun pensiero specifico di itinerario. Solo nomi sulla mappa in generale Vercors. Annecy. Un amico carinissimo mi passa persino i suoi itinerari perché anche lui e la sua compagna desiderano vedere come è conformato il pianeta Terra nella zona del Vercors proprio in quei giorni lì, in moto naturalmente. Avevo apprezzato, ma avevo risposto che avevo più voglia di "andare" che pensare. Andare e basta.
Scopro poi che anche un altro amico motociclista desidera il "Parc naturel regioanl du Vercors". C'è da ridere... Qualcuno non la sopporta quell'ultima parola. Non vuole proprio nominarla... Roba tipo che se la pronunci "ira funesta cadrà su di te e maledirà te, la tua moto, la strada che farai, i colli, il tempo, il meteo, le capre e i cavoli...."... Insomma: in quel parco succede sempre qualcosa. Soprattutto il meteo... Meglio non nominarlo...
A proposito di meteo: finalmente ci sono anche per me, ben 3 giorni consecutivi da sola, senza figli, c@xxi e mazzi di famiglia, da trascorrere esclusivamente in moto: sabato, domenica e lunedì. Bene: il lunedì viene escluso da tutti i viaggiatori motociclistici nella zona Alpi francesi. Neve. Non pioggia. Neve. Io sono un delirio col sole, con la pioggia ti lascio immaginare. Con la neve proprio non esiste. E infatti tutti, seppur ognuno tranquillo nel suo personale viaggetto, optiamo per un giro con una sola notte furi. Rientro obbligato domenica.
Dunque se danno neve, significa che fa freschetto... Il Moncenisio è pure chiuso. È venerdì pomeriggio e non so ancora cosa fare. Se partire oppure no. Dormire in albergo oppure no. Non avrei saputo nemmeno dove prenotare. Sguardo veloce al conto in banca: "porca ev@ccia", l'aspettativa richiesta per star dietro a mio figlio col bacino fratturato si fa sentire. Come tutti, ho trecentomila spese in arrivo. Poi guardo la casa: è un delirio. Tutto in disordine. Tutto sporco. Tutto da pulire, lavare. Il bagno un macello. La cucina un macello. Non parliamo della stanza di mio figlio fra carta pesta, creta, gesso e maschere realizzate a mano in lattice... il mio gene "artistico" trasmesso a lui è un mezzo "danno". Quanto vorrei un laboratorio. Quanto vorrei una casa di 300mila mq. E un giardino. Rido.... non ho nemmeno più una Mia camera da letto. Ma va bene così. Chissene... Il mio fanciullo è libero di esprimere tutta la sua creatività. Per fortuna la sorella, la sua vena artistica, la sfoga studiando: nomina in chimichese gli oggetti della casa, e si appassiona dei film. Che vede e ascolta in lingua madre. Inglese. E soprattutto, lei li capisce.... Beata fanciulla....
Io però, guardo la casa. È, e resta un delirio. E decido: non me ne frega un c@xxo. Voglio andare via in moto. Ma voglio spendere solo per il pieno, sempre e solo, della mia felicità. La mia vecchia tenda Corsica-Pirenei è deceduta. Il Maestrale ad Arles l'ha veramente ribaltata. Urge nuova casetta. Decathlon: 19.90 € tendina fantastica!
Molto bene: ho le idee più chiare, via di qua. Non posso sprecare due giorni così. Avrei preferito tre. Avevo sognato persino Strasburgo. Colmar. Ma non esageriamo, andranno benissimo le terre qui vicino. E preparo tutto, compreso camping gas e attrezzatura cibo. Fantastico! Io felice. Tantotanto.
È venerdì sera, anche tardi, alla fine ho messo a posto anche casa. E ho letto un report. Di anni fa, di Edo. Lo adoro Edo, é sempre così chiaro nei suoi itinerari, nelle sue parole. É tutto semplicissimo. Lo leggi e hai voglia di tracciare sulla tua cartina il suo giro. E naturalmente lo faccio. Tutti quei colli... Diventano cerchiolini rosa sul mio foglio della Francia in scala 1/500.000.... Poi però guardo il meteo di notte, la domanda è una: a quanti gradi dovrei dormire domani? Non ci credo: in alcune zone del Vercors siamo sotto lo zero. Non è fattibile. Provo a vedere com'é la notte ad Annecy: migliore. Non di 20 gradi ma di una decina sì. Bene: la meta sarà Annecy. Zero itinerario. Decido che arriverò a Briancon e poi sceglierò ad ispirazione sul momento.
È quasi l'una, ma vado a dormire contenta: é così bello avere la borsa da viaggio in moto pronta. Sono serena.
Sento la sveglia ma non mi alzo. Forse ho ancora sonno. Eppure entro le 8.00 volevo essere fuori casa, ci vuole tempo per sistemare bene il bagaglio sulla moto: non ho borse laterali... viaggio in un modo un po' "imbarazzante" come direbbe un tipo che avevo incontrato sui Pirenei. Ma chissene.... ho voglia di andarmene... E quindi mi alzo. Caffè, torta al cioccolato e pere con farina di grano saraceno e via...
E sono la donna più felice del mondo. Sono di nuovo in viaggio. Io e la mia errina. E un cielo infinito così nitido che non so raccontarti, e le Alpi lì davanti e tu sai che pochi km ancora e sei lì sopra, gli sali inbraccio. Adoooooroooooo......
Si ma... Più sali e più fa freddo. Un freddo esagerato. Arrivo su al Monginevro che non c'è nessuno, manco un mezzo bar aperto. A stento sento le mani. Ed è pericoloso. Formicolano, non ho sensibilità su nulla, acceleratore, frizione, freno. Un casino. Mi devo fermare. E scaldo le mani col calore del motore. La mia motina mi salva, cara gioietta. Passa un tempo che non so. Quello necessario a riprendere la funzionalità e un minimo di calore delle mie dita. Fondamentali strumenti per la guida della moto. E quindi riparto.
E poi succede una cosa.
Meravigliosa come tu non puoi immaginare.
Che mai più mi aspettavo.
Dunque, andare in moto per una come me non significa saperne di moto. Anzi. Io non le so distinguere, non conosco i nomi e le sigle, non so nulla. A malapena riesco a riconoscere la casa produttrice per via del logo. E già grazie. Però, c'è un però dolcissimo. Riconosco i peluches. Anzi, quel peluches. E se quel peluches é lì, legato ad un mini bauletto di una moto grigia, allora so che è una bmw. E il che non conta proprio nulla. Decisamente molto più importante, so, quale motociclista è alla guida di quella moto lì. Proprio di quella lì.
Se Tu solo sapessi come è stato improvviso e bello e incredibile in quel mattino, in mezzo al nulla di neve e azzurro e nessuno e freddo e felicità trovarti proprio lì. Così, fermo su quel ciglio di strada. La cosa più straordinaria: lo sapevo, eri Tu. Proprio Tu! Ero contentissima. Mi sono affiancata a te, e subito realizzato che tu non avessi problemi, ti ho chiamato per nome. Ti ho salutato col tuo nome. Ed è stato meraviglioso: lo conoscevo. Sapevo chi eri. Conoscevo già quale viso si sarebbe rivelato dentro al casco, la tua voce e il colore dei tuoi cocchi. Sapevo quale persona di valore indossasse quel nome.
C'è magia nel nome di ognuno, nel proprio nome. C'è la storia della persona, il suo volto, la sua identità. E se tu ne conosci il nome allora è come se avessi già ricevuto un dono, quella sparuta possibilità di creare un ponte. Su cui camminare. Verso l'altro.
Pensiamoci un attimo: quando ci presentiamo non pronunciamo ad alta voce il nostro nome? Non tendiamo la mano verso la nuova presenza di fronte a noi? E le mani strette non sono già un ponte? Ma che meraviglia è tutto ciò. Ma poi i nomi si dimenticano subito. A me capita spesso. Mi è necessario tempo per immergermi nelle pieghe dell'animo dell'individuo che cammina il suo nome. Il tempo che viene concesso in un in(fra)mezzo di comunicazione. E allora poi, ne diventi persino come un custode. Di un tesoro prezioso. Quanti nomi, preziosi, valgono essere custoditi? Tu quanti ne custodisci?
Forse tutto banale per chi legge lo so. È una cosa stupidissima, incontri qualcuno ed è ovvio che lo saluti. Ma non per me. Mai potrebbe esserlo per me. Soprattutto se accade quando sono in moto. È una sensazione nuova. Prima, non avrei mai potuto immaginare cosa significasse. Cosa volesse dire. Prima, non avevo mai incontrato nei miei solitari viaggi, sulla mia stessa strada, all'improvviso, un amico motociclista. Forse, molto più semplicemente, non lo avevo.
Ma questa volta sì, c'è. Ed è proprio accanto a me. E con la moto è un casino, sono in leggera pendenza e non capisco più niente. Non so se spegnerla, se c'è la marcia, se sto frenando o che ne so. Sono felice ma ho ancora freddo e adesso scendo e lo abbraccio stretto stretto perché voglio che sappia che è bellissimo averlo incontrato così. Ma tanto è un delirio. È sempre un delirio. E gli abbracci si fermano nella mia testa. E poi, mi prenderebbe per pazza. Anzi è il top, gli dico che ho freddo alle mani e mi fermo a Briancon perché mi scappa la pipì. Pragmatica. A volte serve solo questo. I famosi dati di fatto: lui mi dice che ci sono 2 gradi. Il gelo esterno ha un senso.
Comincio a scendere e vado pianissimo perché il Monginevro verso Briancon lo odio: salita e discesa. Lui mi supera ed in tempo zero è a due/tre tornanti sotto di me... (ma come k@cchi0 fa????????)
Ci ritroviamo però entrambi all'area di servizio a Briancon. E lui, da vero gentleman mi offre un caffè caldo incredibilmente buono e dolce. E cioccolatoso, gli rubo il suo cioccolatino... Due parole al volo sui nostri itinerari, che sono ancora tutti da attraversare, vedere, vivere: è solo mattina presto! Siamo entrambi solo all'inizio dei nostri giri! E abbiamo mete diverse. E anche carico sulla moto diverso. Il mio si potrebbe definire "espansivo", il suo "ermetico"... ma quella è un'arte. Che non mi appartiene..... L'ultima cosa che si potrebbe pensare è che quel motociclista stia fuori un paio di giorni... Quaaaaanta invidia....
Ci salutiamo e ci auguriamo buon viaggio. Lo vedo andare via, come a scivolare dentro km di libertà che solo un certo modo di viaggiare può davvero offrire.
Avrei voluto scattargli una foto, ma non avevo il cellulare a portata di mano. Questo però, non significa io non l'abbia fatto: ne ho scattate millemila. Quente non ne puoi immaginare.
Ancora ricca di questa, per me, nuova esperienza, guardo sorridendo la mia cartina e mi programmo il percorso. La Grave, Chamrousse, Vizille, Grenoble, Chambery, Aix-lei-Bans, Annecy. Quanti km? Non ne ho la più pallida idea. Spero solo di arrivare per il primo pomeriggio. Magari riesco pure a farmi un giro nel paesino meraviglioso di Annecy. Che sì cero già stata, ma avevo fatto un'altra strada. Che sì lo avevo già visitato ma era sera. E pure tardi... E anche sta volta però, non ci sono riuscita: uffa! Una semplice passeggiata di giorno SENZA abiti da moto, perdermi fra viuzze, negozietti e localini, non sono ancora riuscita a farlo. Prima o poi succederà... Annecy merita. E pure tanto.
Cos'altro raccontarvi che valga davvero essere raccontato...
Beh c'è il bianco. Facciamo un esperimento, se ti dico "bianco", cosa pensi? Qual è la prima immagine che ti viene in mente? La prima associazione mentale che fai? Io nemmeno ricordo cosa potessi pensare prima. Ma so cosa penso ora. Il bianco è e sarà il Lautaret. Ma tu lo hai mai visto? Ci sei mai stato? Lo hai mai percorso? Quando tutto è neve? Già la sua morbidezza è come un invito ad un ballo lento. È dolcissima la salita, delicata in ogni curva. E hai sempre le montagne accanto. Ma non te lo aspetti, tutto quel bianco pieno di neve tu non lo conosci. Conosci il Monginevro, ma non è bianco e basta, ci sono case e impianti di seggiovie, sciatori. È un bianco sporco. Ma il Lautaret che non dimentichiamo, ha accanto il suo amico Galibier, è uno spettacolo della Natura. E sabato c'era sole, e il cielo era in HD e non sai quanto ti innondi il viso quel bianco del Lautaret. Lo amo. Io non so come sia possibile che il meteo, o semplicemtme l'acqua, possa presentarsi in un modo così ammaliante. Una densità che ti accarezza. E viene accarezzata: ne ho visti i disegni, quelle S disegnate da sciatori che chissà cosa hanno provato a galleggiare su un foglio pendente così bianco...
Che meraviglia il Lautaret pieno di neve. Un sogno.
E poi sono felice. Non ho mai percorso quel pezzo di strada lì. Non so cosa ci sia. Cosa mi aspetti. Cosa vedrò è come sarà. E mi dirigo verso Chamrousse.... Tutto bellissimo. Unica nota dolente è che un bel pezzo di strada a bordo lago è chiuso. Ma i francesi hanno la strada di "sicurezza"... così anziché avere il laghetto sulla sx, la stradina un po' del c@xxo mi fa avere il laghetto sulla dx. Il navigatore va furi. A 'na certa vedo la moto del navigatore "navigare" in mezzo al lago... Da fotografare... passaggi segreti... favole e dama del lago...
Attraverso Vizille molto velocemente. Peccato: quel castello merita sicuramente attenzione. A Grenoble mi perdo. Volevo entrare e visitarla un attimo e invece nisba. Delirio fra tangenziale, autostrade, strade secondarie. Dopo mezz'ora di tentativi abbandono. Amen... Andiamo a Chambery... Andiamo ad Annecy.
Come amo il verde della Francia. Come amo le gallerie in mezzo alle rocce, come amo l'ombra delle fronde degli alberi che giocano sull'asfalto. Come amo i paesini e quelle finestre colorate, i tetti spioventi giugigugiu... Come amo il profumo delle boulangerie, e l'erba infinita che vibra al vento, e i fiori. I papaveri. Come amo quelle montagne così vicine. E le mucche a prendere il sole. Attraversare in moto certe zone della Francia è come fare un bagno rigenerante. L'adoro. Si sta bene. Ti avvolge tutto. Non sai come sia possibile ma è così. Benessere... un giro di benessere...
E lo è anche approdare alle 16.00 circa (sì... ci ho impiegato un boato di tempo...) al primo campeggio che trovo sul lago. Mi piaceva il nome "Au coeur du Lac"... mamma mia che carino... semplice semplice... figurati 11€ per me, motina e la mia capanna.
Al solito... mi sento sempre un po' osservata... mi spoglio perché ho caldo, monto tendina, gonfio materassino, preparo tuttobello. Doccia calda e via al supermercatino... Zero locali in zona. L'unico era uno carnazzaro. Di prendere la moto non se ne parla. Non ho voglia. Compro una roba a tipo tartiflette... Tutto a base di patate bollite... E succede che per la prima volta mi preparo un pasto caldo in tenda. Fantastico. Ho la moto lì accanto, sono serenissima, vestita dal calore di un pile e dei miei pensieri e mi gusto così la cena più buona del mondo. Sono felice. Sono serena. Sto bene. E mi sconvolge la cosa: ma perché sto così bene quando sono in moto? Via in moto?
Impagabile la passeggiata sul lungolago. E poi quella spiaggia, che in realtà era un prato e alberi e pietre a definire il confine col lago. E quella pace e quel silenzio e quei colori e quelle lucine e quello sciacquio delle ondine e quel tutto che ti coccolava il cuore. E quelle montagne così alte, e ancora di neve lassù. Un paesaggio amabile. Uno stato d'animo da dipingere. E lo faccio. Matite acquerellabili, annacquate direttamte col pennello nel lago... Non mi piace mai quel che emerge dai miei disegni: per me ha più significato il come. Come sto. Piuttosto che cosa è venuto fuori alla fine. Non è quella la mia soddisfazione. Non è mai sul prodotto. Sul risultato. Ma piuttosto è sulla strada che mi ha portato a quel tratto di colore lì. Un po' come i viaggi in moto. Non è solo la meta da raggiungere, è tutto ciò che c'è dentro. FRA un qualsiasi punto A ed uno B. I famosi ponti... persino fra me e me... (Sono sulla buona strada lo so... per impazzire... lo so... ma, adoro tutto ciò).
La notte è fredda. Punto. Non ho altro da aggiungere. Lo immaginavo, ma certo vivermela è diverso. Un po' mi ha ricordato una notte d'estate sui Pirenei.. l'Abisque. Sono comunque attrezzata, e per quanto la temperatura non sia ottimale, io riesco a riposare. Forse anche sognare. E parlare nella notte. La mia voce mi sveglia.... Sempre più fusa...
Finalmente sento il calore del sole. Il mattino è giunto. Come giunge da migliaia di anni. E per un attimo però credo di essere in mezzo ad un esercito in marcia. È il delirio: sul lungolago stanno correndo una maratona. Sono in 100.000... Tutti quei passi... Una sensazione strana... Solo i passi sentivo... E pure io dovevo darmi una mossa!
Colazione al bar... caffè lungo: mai avrei immaginato di dirlo, pure gradevole. Non te, non cappuccino, ma bevanda calda al caffè, con tanto di caraffina per allungare il caffè caldo...
Sbaracco tutto e riparto. Osservo la mappa. Osservo le possibili variabili per rientrare. Lunghe e corte. Osservo soprattutto la mia personale "spossatezza" dopo una notte non proprio all'Hilton... e decido per la via cara, ma veloce. Albertville- LaChambre- Saint Michele de Mourianne, Modane, Tunnel Frejus, casa.
Mai più immaginavo di impiegarci pochissimo. Non me la ricordavo così vicina. Un paio d'ore, abbondiamo facciamo quattro. Cinque considerando "momento foto... scrivo...dipingo".... (sorrido mentre scrivo...)... Ed è stupendo. Tutto quel tratto di strada lì è stupendo. Certamente poche curve, sei in una Valle fantastica e hai le montagne che si susseguono come fossero cartoline che si sfogliano mentre srotoli km di strada sotto le gomme... È meravigliosa, penso sia la Valle d'Isere. Comunque sicuro è la Savoie... Verde. E azzurra. E blu. E arrivo a Modane e decido di fermarmi un attimo.
Pochissima gente, è domenica, nemmeno un motociclista. Un locale con deorh e persone in abbigliamento da trekking a bere birra. Bene, è il mio. In un quadrato di tavolo occupo il mondo. E scrivo sul mio diario della moto. E ordino una birra, piccola, un'insalata con il riso impacchettato nelle foglie di vite e patatine fritte, quelle sono belle calde. Mi godo la mia sosta. Modane nulla di che. Se solo fosse stato aperto il Moncenisio. Ancora un attimo e pulisco la strada io... Quanto avrei preferito quella strada lì. Come amo percorre i versanti delle Montagne. Ti dicono tutto. Ti ricordano che non esiste una verità. Ti ricordano che esistono più lati, delle verità. E che se sei in basso, e finché rimani lì, non puoi che vederne solo uno, immaginando magari che sia l'unico e possibile esistente. Ma è necessario muoversi, la verità non sempre si scava, si scala. Bisogna avere coraggio di andare su. Perché solo dal lì, dalla vetta della montanga, solo con un nuovo punto di vista nella mente, delle cose, degli altri versanti, puoi renderti conto che la verità ha più sfumature. E una volta che ne hai fatto l'esperienza discendi forse con più umiltà dall'altro versante.
Ancora una volta i ponti. Forse le cime delle montagne sono il ponte dei versanti...
Forse dovevo fare l'ingegnere... Sai che ponti meravigliosi avrei costruito.
Ma in fondo sono un' "ingegnere" delle relazioni, educative. Sono un'insegnante e e costruisco i ponti, di speranza. Fra il presente di un ragazzo ed il suo futuro. Fra ciò che già egli è, e la persona ancora più splendente che può divenire.
Forse i miei giri in moto, i miei viaggi di un paio di giorni mi sono necessari. Forse scrivere mi é necessario. E chiedo scusa a quanti lettori ne avessi annoiato gli occhi: ci si inciampa in me.
Eppure ogni volta, ogni ora che attraverso, quando sono in moto, mi resta. Addosso. E mi plasma. E la amo. Ed è affetto nei confronti di me stessa, e di tutto ciò che sento attorno a me.
Nella mia lentezza più assoluta, apprezzo la presenza di Tutto.
La presenza di Te, quanto mai prima, motociclista incontrato, inaspettato.
Amico caro, fra amici cari. Motociclisti.
Grazie, a tutti. Non so nemmeno perché.
Ma, grazie.
Un sorriso.
Marta
Ps. prima di inviare ho aperto l'anteprima...
IL GRAZIE È DOVUTO: anche solo per aver letto 'sto delirio di parole FIOM a qui.....




