All'ingresso del raduno troviamo Jackin tutto sporco di fango, e restiamo allibiti quando ci racconta del suo incidente. Fortunatamente non si è fatto male, ma vedere la sua moto così danneggiata fa una certa impressione. E' un po' irritato perché sta aspettando da molto tempo (un paio d'ore...)che qualcuno gli porti la borsa serbatoio dove tiene soldi e telefono, ci offriamo di avvisare gli altri che vengano a recuperarlo non appena riusciremo a trovarli.
Riesco a stabilire il contatto col Motosega, mi spiega dove si sono piazzati ("a destra, tutto a destra!"), entriamo, giriamo a destra, pochi passi e....sbam! culo per terra! Tutto è gelato, il terreno è in pendenza, noi siamo carichi come muli e gli stivali da moto che insdossiamo hanno grip praticamente nullo. Ci fermiamo, posiamo armi e bagagli e parto in avanscoperta per scoprire dove cappero hanno piantato le tende. Li trovo dopo 200 metri, avviso che Jackin sta aspettando fuori dall'ingresso, poi torno su anch'io a prendere i "miei" ragazzi e la mia roba.
Arrivati finalmente iniziamo a piantare le tende, operazione relativamente semplice di giorno, molto più complicata al buio, complicatissima per qualcuno che ha ben poca pratica sulla tecnica del....rizzaggio tenda.
Il posto trovato da Motosega è la tipica zona-camping dell'Elefantentreffen: terreno in accentuata pendenza, duro come roccia perché gelato e ricoperto da 10 cm di neve.
Riusciamo comunque a sistemare tutto, grazie anche alle nozioni apprese in gioventù dall'attenta lettura del "Manuale delle Giovani Marmotte", nozioni che però sembrano sbiadite nei ricordi di qualcuno che non riesce a comprendere come mai il picchetto piantato nello stesso verso del cordino non tiene niente e si sfila subito


Finite le nostre fatiche ci possiamo finalmente riposare e scaldare davanti al fuoco, acceso premurosamente ore prima da Motosega e dai due amici di Monfalcone Max e Michele (ricordo bene i nomi?).

Un po' di chiacchiere, un panino, salame, soppressa e un po' di vino (gelato, purtroppo), poi io, Fabio e MrAfrica decidiamo di andarci a bere una birra all'imbiss all'ingresso.
Possiamo dare intanto una prima occhiata al campo: un gigantesco bivacco punteggiato da centinaia di fuochi, fuochini e fuocherelli che ardono vicino a centinaia di tende, su cui si stagliano le sagome di migliaia di persone e infiniti mezzi meccanici dalle sagome più strane. E poi voci, grida, botti e ruggiti, latrati, ragli provenienti da decine di motori con e senza marmitta (più spesso senza), razzi e petardi, ogni tanto qualche bengala che, scendendo lento illumina tutto il campo di rosso o di verde. E l'odore di fumo e di fuoco di legna verde, che ci impregnerà tutto quanto, vestiti e tende, e ci vorranno mesi e molti lavaggi per mandarlo via. E' un'atmosfera unica, difficile da esprimere a parole....bisogna vederla e viverla di persona. I miei 2 amici sono estasiati, letteralmente senza parole.
Arriviamo all'imbiss, prendiamo 3 birre poi facciamo 4 passi e giungiamo a Solla, dove li porto "all'inferno" (un mio amico lo chiama "il mattatoio"), un baraccone male illuminato e fumoso, dove servono birra e cibi tedeschi vari.
Ci accomodiamo e, visto che camminando ci è venuta di nuovo sete, ordiniamo altre 3 birre, brindando alla nostra salute....

C'è un sacco di gente, un tedesco fa giochi di...abilità con uno strano oggetto


Poi tutti ridono e ci si beve sopra








Nella baraonda incontro anche Eddy ed Enrico, due ragazzi del mio motoclub

Decidiamo di abbandonare il calduccio dell'inferno per tornarcene al campo, ma invece che andare a dormire induguamo ancora un po' a chiacchierare....finché si fanno le 3

A questo punto meglio ritirarsi al fresco del nostro sacco a pelo in pendenza e cercare di dormire......
...to be continued...