AVVISO
Questo è un report un po’ anomalo da mettere sul Tinga, perché sono 5500km… in macchina! Ma ho così tanto rotto le scatole ai ragazzi del Gr.Emilia con questo viaggio, sia prima che dopo, che ho deciso lo stesso di pubblicarlo per fargli vedere le foto. Mi affido alla clemenza della corte (ossia dei mod)
Potrà anche servire a qualche pazzo amante delle strade bianche (supersportivi pistaioli astenersi di andare in Sud America) per sapere cosa c’è da vedere nel sud del Perù
Altra piccola indicazione, questo report non era stato pensato per il Tinga, è un libricino che ho fatto per mia mamma, che non è venuta con noi, per ringraziarla di aver contribuito a questo magnifico regalo dei miei per la fine del mio dottorato di ricerca
Ecco qui la mappa del giro con sotto il link

Link a pagina di Mapsengine.google.com
11 agosto 2013 - 02 settembre 2013
Claudia/Chiadu, Marco/Phones e Papà/Bradipo in

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Giorno 0: viaggio e arrivo Lima

Dopo un viaggio di 12h30, in cui ho vergognosamente usato Marco come cuscino… eccoci a Lima.


Affittiamo una macchina «veramente basica» e Papà alle prese con l’assenza di servosterzo becca l’angolo del cancello dell’autonoleggio! Iniziamo bene!
Mentre la guardia ci squadra scappiamo verso Sud alla ricerca di un posto dove dormire un po’: abbiamo 7 ore di fuso orario da recuperare.

Eviteremo di mostrare l’hotel pieno di blatte morte dove voleva farci dormire Papà… e dove per fortuna non abbiamo dormito!
E ribadisco: se muoiono ANCHE le blatte, il posto non è salubre!
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Giorno 1: alla scoperta delle Ande
Ci svegliamo a Cerro Azul, e, passeggiando sulla spiaggia, incrociamo il ritorno delle barche da pesca.

Dopo aver fatto il pieno di frutta tropicale, iniziamo a salire sulle Ande.

La prima visita è a Tambo Colorado, o Pucahuasi, la casa rossa.

E per riprendere un po’ di forza: camarones! Mamma mia quanto erano grandi le porzioni!

E poi Huaytara, una chiesa costruita su un antico tempio inca.
A Huaytara definiamo il metodo per il caffè: chiedi poca acqua e ne butti metà a prescindere! Ottimo direi!


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Giorno 1: Ohhh! I lama!
Ricominciamo a salire e iniziamo a scoprire gli animali delle Ande: alpaca e lama ma anche animali più normali!



Dopo 3 settimane a malapena li noteremo! Ma per ora siamo ancora in fase entusiastica!
Passando notiamo una fonte di acqua termale non sfruttata, che ricorda una piccola Pamuccale.

E mentre ci godiamo un tramonto mozzafiato… abbiamo il fiato mozzato dall’altitudine di questo primo passo a 4746m sul livello del mare! Anche solo fare la foto ci ha fatto venire un affanno assurdo!


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Giorno 2: Ayacucho e Wari
Dopo aver dormito in un bell’albergo e aver scoperto il potere delle foglie di coca (che dovrebbero aiutare contro la pune, il mal di montagna) andiamo a visitare Ayacucho… non che ci sia molto da vedere…


Ci dirigiamo poi nella capitale del popolo Wari, che si ribellò al tiranno che lo opprimeva.
Nonostante l’altitudine fa un gran caldo, e mentre io mi abbronzo, Marco si ustiona nonostante la crema solare.


PS: A Wari è pieno di cactus e di orribili mega-ragni giganti! Mamma mia che schifo! Peggio delle mummie!


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Giorno 2: lavori in corso
Dopo aver vagato invano riusciamo a trovare la strada per Cuzco…

Mentre cerchiamo il passo, rimaniamo bloccati per dei lavori… mica 2m, no! 55km! Ci permettono di accodarci ad un’ambulanza che deve assolutamente passare, ma comunque perdiamo almeno 4 ore (l’ambulanza doveva fare solo una parte del tragitto) e ci ritroviamo di notte su una strada che sembra essere stata bombardata tanto le buche sono profonde.

E naturalmente, per condire il tutto… io ho la pune e sto malissimo: mal di testa, nausea e a causa della medicina, che è un diuretico… devo andare in bagno e lungo i lavori il bagno non c’è! Arg!
Finalmente arriviamo in albergo a Chinceros, “ridente” paesino sperduto… e non siamo ancora usciti dalla zona dei lavori!


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Giorno 3: sul ripio
Ripartiamo sul ripio (lo sterrato), curve e tornanti di strada bianca con qualche paesino in mezzo.

Dopo aver assaggiato il caldo de gallina, e su consiglio della cameriera ci fermiamo a Saywite, una rovina Inca poco conosciuta.


Poi poco prima di entrare a Cuzco passiamo per caso davanti a Tarawasi, un tambo (magazzino) inca sopra il quale gli spagnoli hanno costruito una casa coloniale.

Mentre il guardiano, attorniato da tacchini, ci spiega tutto su questo monumento notiamo, sul tetto del tambo, dei bambini che giocano a calcio… chi sa se si rendono conto di dove si trovano?!

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Giorno 3: e topo fu!
Arriviamo a Cuzco dove facciamo un giro notturno sulla piazza principale.


Ci offriamo una cena a base di alpaca e di cuy. L’alpaca è buonissimo, il cuy è dolciastro e difficilissimo da mangiare e poi ammettiamolo: è un topo arrostito!


Memorabile la scelta del vino di Papà «prendo questo perché è peruano»… e poi era cileno… o argentino? Non mi ricordo!

Tornando in albergo, SORPRESA! Il parcheggio ha chiuso e in macchina ci sono ancora i nostri bagagli: stanotte si dormirà vestiti! Per fortuna riusciamo almeno a comprare uno spazzolino.
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Giorno 4: Cuzco
Iniziamo il nostro giro per Cuzco, anche se lo scopo principale di oggi è capire come andare a MachuPichu.


Per prima cosa, andiamo a visitare la stazione dei treni e da lì finiamo nel mercato di Cuzco. «Scopriamo» che ci sono 26 tipi di mais e altrettanti di patate: ce n’è per tutti i gusti! I formaggi invece sono 26 ma sono tutti uguali!
Uscendo ci siamo lasciati tentare da un «vero» caffè italiano! Non era male!

Andiamo in un’agenzia a comprare i biglietti per MachuPichu e scopriamo che prenotare il treno è più complicato del previsto: bisognerà comprare l’andata presso una compagnia e il ritorno presso l’altra, ma i biglietti stanno finendo e se si prende uno bisogna essere sicuri di trovare l’altro! Per fare ciò serve coordinazione e… tanto fiato per correre da un posto all’altro! Alla fine riusciamo a prendere i biglietti, anche se dovremmo passare due notti ad Aguas Calientes perché manca il ritorno la sera stessa.


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Giorno 4: Musei di Cuzco
Aspettando che l’agenzia ci procuri tutti i documenti, andiamo a visitare Cuzco.
Ci sono palazzi con bellissimi chiostri interni, decorati da cima a fondo.




Sulla piazza principale assistiamo alla processione di Ferragosto e Papà si fa convincere a farsi pulire le scarpe… peccato che il prezzo non sia stato esattamente quello che si spettava…


Visto che io HO FAME, mi fermo a mangiare un panino ai chicharrones buonissimo vicino Corichanca.

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Giorno 4: Chinchero e Moray
Con Papà che strepita perché «siamo in ritardooooo» (una specie di ritornello ogni giorno di viaggio… ma chi sa perché poi, noi siamo così puntuali, vero Marco?) partiamo per Ollantaytambo, da dove parte il treno.
Prima però andiamo a Chinchero: gli abitanti vivono ancora nelle case Inca e in centro, c’è una chiesa con un bell’affresco.


Marco mi regala uno scialle andino meraviglioso, che diventerà il mio più fedele compagno di viaggio.

Andiamo poi a Moray, ma è il tramonto, arriviamo giusto in tempo per vedere dall’alto queste terrazze in cui gli Inca facevano esperimenti di agronomia.

Dopo una cena deludente, saliamo sul treno. Arriviamo ad Aguas Calientes alle 23, sotto una leggera pioggia… domani mattina sveglia alle 5 per salire su MachuPichu.

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Giorno 5: MachuPichu
Se si aspetta una cosa per 20 anni, si teme di rimanere delusi… ebbene no! MachuPichu non solo non mi ha deluso, ma mi ha stupito! Scommetto che anche a Nonna sarebbe piaciuto!




Partenza dall’albergo alle 5 per vedere l’alba… ma è nuvoloso! A malapena si vedono le rovine! Iniziamo la visita mentre si dirada la foschia e si rivela un luogo magico, che la spiegazione della guida ci fa scoprire in tutti i dettagli.



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Giorno 5: Montaña MachuPichu
Abbiamo scoperto ieri sera di avere anche i biglietti per salire sopra la montagna di MachuPichu, che dà il nome al sito archeologico (il cui nome inca rimane un mistero).
632m di dislivello (da 2450m a 3082m s.l.m.), circa 7,5km per salire e altrettanti per scendere… il tutto su un sentiero di gradini di pietra alti dai 10 ai 40cm. Una vera passeggiata!




Senza contare la discesa di corsa «inseguiti» dalla guardia! Arriviamo giù stremati, e sono solo le 3 del pomeriggio!
Meno male che ad Aguas Calientes ci sono le terme (calde ma all’aperto… brrr! Quanto abbiamo battuto i denti uscendo dall’acqua!).


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Giorno 6: Ollantaytambo e Pisac
Sveglia presto e si sale sul treno! Non credevo di aver così tanti muscoli che potessero farmi male nello stesso momento! Ouch, ogni scalino è una tortura! E il Perù è tutto uno scalino!

Visitiamo le rovine di Ollantaytambo, bella eh! Ma… piena di scalini!

In più chiediamo alla guida una visita «speedy». Ehi, ma tu lo vedi l’inca sulla montagna?


Andiamo poi a Pisac, ma per vedere tutto ci vorrebbero le ore, ci limitiamo alla parte superiore… no, non è perché ci sono troppi gradini, capito?

E poi Tambomachay e il suo sistema di irrigazione. Dicono che chi si bagna nelle sue acque acquisirà bellezza, gioventù e fertilità… chi sa se guariscono anche dall’acido lattico…

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Giorno 6: Sacsayhuaman
Visitiamo anche Pucapucara, a pochi metri da Tambomachay…

Quasi al calar del sole arriviamo a Sacsayhuaman. Sta per chiudere ma la nostra guida, Marco (eh sì, un 3° Marco) convince la guardia a farci finire il giro.

Sacsayhuaman è famosa per i megaliti. Come avranno fatto gli Inca a portarli lì? E a tagliarli per il famoso “pietra-su-pietra”? Tra le opzioni ci sono anche gli alieni…



Tornando alla macchina discutiamo con la guida dell’eredità culturale e religiosa degli Inca tra le popolazioni andine: molto interessante!!
Finiamo la serata a Cuzco dove per un’incomprensione con la reception ci troviamo in una stanza tripla… meno male ho i tappi per le orecchie, vero Papà?
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Giorno 7: Kenko e Tìpon
Dopo il solito «siamo in ritardooo» ma stavolta dovuto alla lavanderia, ci dirigiamo verso Kenko, dove si trova una grotta lunga e stretta che dovrebbe rappresentare la difficoltà del parto.

Cerchiamo in vano di salire sul tetto delle rovine, ma Kenko è detta «il labirinto» e non si smentisce. Alla fine lasciamo perdere…
Diamo un’ultima occhiata al panorama del Cristo di Cuzco, e andiamo a Tìpon, delle rovine per nulla rovinate con bellissime terrazze irrigate dove brucano pecore e lama.

Lungo la strada ci fermiamo a Pikillaqta, città preinca dove è stato scoperto lo scheletro di un gliptodonte… i cuccioli dell’Era Glaciale che “giocano all’estinzione”.



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Giorno 7: Raqchi
Facciamo una breve sosta ad Andahuayllas, piccolo paese con una bella chiesa affrescata che i peruani definiscono “la Cappella Sistina d’America”. Seeee, ci sperate, vero?! Comunque è carina!

Per un’intuizione di Marco, ci fermiamo a mangiare a Qda Huaro, in un ristorantino che dalla strada non si vede. Varchiamo la porta su un magnifico giardino, e la cucina è sensazionale! Certo però che il rocoto (peperoncino) nel mio piatto era proprio piccante.

Visitiamo infine Raqchi, e gli alti muri del suo tempio rimasti in piedi.


Dormiamo a Ayaviri in un fantastico albergo senza riscaldamento, con 5°C in camera ma 12 coperte… e visto che non sembrano neanche esserci ristoranti in zona, vai con la frutta!

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Giorno 8: Tajani e Pukara
Ancora infreddoliti e dopo aver assistito al «discorso del lunedì» del sindaco andiamo a visitare il Cañon de Tajani, con le sue tipiche casette con sopra delle coppie di tori portafortuna.

In mezzo al cañon troviamo una venditrice di formaggi…e te pareva che non andavo proprio a scegliere i formaggi che non può vendere perché sta preparando un concorso? Compriamo un formaggio «comune» e ci scoliamo un po’ di manhar (latte concentrato).


Ci dirigiamo poi a Pukara, città da cui vengono i tori portafortuna. C’è anche una bella chiesa e il proprietario del bar dove prendiamo il caffè ci fa salire sul suo tetto per apprezzarne la vista.


Dopo una breve sosta a Juliaca con la sua tangenziale piena di buchi e polvere, ci dirigiamo verso Sillustani e il lago Titicaca.
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Giorno 8: Sillustani
Sillustani, vicino al Lago Titicaca, è una necropoli sul promontorio di una «magnifica laguna», dice la guida. Arriviamo e la laguna è più che altro un acquitrino.
Iniziamo aa visitare i diversi tipi di tombe, fatte con materiali e forme diverse quando scopriamo la «magnifica laguna» dall’altro lato del promontorio. E’ veramente bellissima!





Approfitto di una sosta per farmi spiegare come si legano i teli andini che usano le donne per portare in spalla dai bambini ai ceppi di legno.
Arriviamo a Puno, sul lago Titicaca, dove non ci sarebbe stato niente da segnalare se Papà non si fosse fatto assaggiare dal “povero” cane da guardia del parcheggio dell’albergo.
La sera Papà ed io andiamo a mangiare, mentre Marco, troppo stanco, rimane a dormire. Non si accorge neanche quando torno in stanza, meno male che non ero un ladro!
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Giorno 9: Isole Uros e Bolivia
Partiamo dall’albergo con un tuctuc e andiamo al porto per prendere la barca per le isole degli Uros, un popolo che è sempre vissuto su delle isole artificiali sul lago Titicaca.

Visto che vogliamo fare il giro più corto, dobbiamo aspettare che la barca si riempia… dopo mezz’ora «facciamo i ricchi» e affittiamo tutta la barca…

Le isole sono carine ma la visita è inutilmente lunga…
Per la cronaca… gli Uros si sono estinti anni fa e sono stati rimpiazzati da abitanti della terra ferma che vivono di turismo e pesca sulle isole.
Appena finita la visita partiamo per Copacabana, in Bolivia.

Io sono sempre più stanca e respiro sempre peggio… sarà la pune? Ogni tre passi ho il fiatone, mi metto a letto!
Marco insiste per portarmi dal dottore.
Diagnosi: brutta bronchite
Cura: una super gigantesca puntura di penicillina (anzi due) sulla chiappa! Che dolore!

E visto che non posso uscire, Papà ci porta in camera un pollo arrosto.
PS: no, non sto male sempre e solo io, è solo che quello che ho io si può scrivere su un diario di viaggio!
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Giorno 10: Crociera all’Isla del Sol
Vengo svegliata da Marco che urla… che è? Appena insaponato è finita l’acqua calda… sta finendo di lavarsi i capelli con l’acqua fredda. Meno male che almeno c’è il phon…

Comunque io, dopo la mega punturona, sto meglio, all’incirca, ma non abbastanza da andare in un gruppo organizzato a visitare la Isla del Sol.

Mentre Papà urla, io traduco cortesemente le sue richieste: proprio non si può affittare una barca privata? Alla fine riusciamo a trovare un barcaiolo un po’ più flessibile degli altri e partiamo.

Dopo 2 ore di navigazione in cui io dormicchio su cuscin-Marco, arriviamo su un lato dell’isola, ma respiro troppo male per salire a vedere le rovine, allora proseguiamo verso l’altro lato, dove ci fermiamo a mangiare per poi tornare indietro e riattraversare il confine con il Perù.

Andiamo a Moquegua ma è tardi, è quasi tutto chiuso, ci fermiamo a mangiare in un posto dove hanno da offrirci solo patatine e rognone.

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Giorno 11: Chile
Oggi si va in Chile (e sono tre crocette!). La macchina non può passare il confine e ci dicono che è vietato passare il confine a piedi. Ci fermiamo in un baretto vicino alla frontiera e la proprietaria ci aiuta ad acchiappare al volo un autobus transfrontaliero.
Marco fa faville: tutte le signore si girano in ammirazione per la sua altezza!
Arica è una tranquilla città in riva al mare, molto commerciale e senza grandi monumenti.


Per prima cosa ci facciamo portare da un tassì in un posto dove si può mangiare cebice (pesce crudo). Ci accompagna vicino al porto e da lì iniziamo ad assaggiare di tutto.

Verso le 5 ripassiamo il confine. Capiamo che la carta igienica deve costare meno in Perù che in Bolivia, perché dagli autobus che arrivano scendono signore con montagne di carta igienica. Alla faccia del contrabbando!

Mentre torniamo indietro, incontriamo strani esseri del deserto…

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Giorno 12: Arequipa
Dopo una colazione “light” a base di spezzatino, riso, uova e patatine, ripartiamo e ci dirigiamo verso Mollendo. Lungo il deserto Papà ci dà lezioni di geologia.


Ci fermiamo su una spiaggia, la “motobomba”, a guardare l’oceano mentre Papà ci fa una lezione di “gamberettologia” e di botanica.

Arriviamo infine ad Arequipa dove visitiamo il convento domenicano di Santa Catalina. Un complesso enorme e che, in ogni singola stanza, ha una cucina completa… ma quanto magnavano ste suore??


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Giorno 12: La sòla pre-inca
Volevamo visitare la Cattedrale, ma ci troviamo bloccati da un matrimonio di massa. Ci sono almeno 10 spose e, si spera, altrettanti sposi.
Passiamo poi alla visita guidata del convento e della chiesa di San Francisco. Certo che il punto di vista cambia tutto: mentre nelle rovine Inca le guide ti dicono che gli Inca erano buoni e gli spagnoli cattivi, qui invece ci dicono che gli spagnoli erano gentilissimi e gli Inca erano liberi di scegliere quale religione seguire.
Dal tetto del convento si vedono i tre vulcani di Arequipa: Misti, Chachani e Pichu Pichu.

Abbiamo molte difficoltà a trovare un albergo nei nostri standard (sono tutti troppo fighi) ma alla fine ne troviamo uno dall’altro lato della città. Andiamo a mangiare in centro e capitiamo in un ristorante che offre “cucina pre-inca”. Cerchiamo di vedere il menù ma veniamo catturati dal proprietario/cuoco, che parla spagnitaliano, che ci porta in cucina, ci fa assaggiare cose… come si fa a dirgli “non ci interessa”? Ci fermiamo quindi a cena. E’ tutto buono, il cuoco ci chiama spesso in cucina a fare foto, addirittura ci cuociamo da soli la carne…

Al momento di pagare il conto la sorpresa: visto che di ogni piatto abbiamo assaggiato tutti e tre… ci ha fatto pagare 3 volte ogni piatto! Meno male che i prezzi sono peruviani. Mentre di solito mangiamo in 3 per 30€, sta volta ne avremo per 30€ a testa.


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Giorno 13: Ciao ciao Arequipa
Finiamo la nostra visita di Arequipa anche se non riusciamo a visitare la Chiesa della Compañia perché la stanno pulendo.

Vediamo però il complesso della Compañia, ormai diventato una specie di centro commerciale, e lì ci mangiamo un buon queso helado, una specie di fior di latte.


Prima di riprendere la macchina visitiamo la Casa Moral e poi La Ricoleta con i suoi musei.


Uscendo da Arequipa, ci fermiamo a mangiare in una specie di fiera del biologico/vegetariano… sarà il nostro unico pasto serio per le prossime 36 ore, ma ancora non lo sappiamo!
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Giorno 13: Neve nel deserto
Ci dirigiamo verso Cañon de Colca, dove speriamo di vedere i condor. Mentre dormicchio in macchina sento un “guarda! Sta nevicando!”. Mi sveglio… è vero! Il deserto si sta lentamente coprendo di neve! E’ uno spettacolo meraviglioso!

Arriviamo a Chivay, ingresso del parco del Canon de Colca. La signora ci dice “non pagate ora l’ingresso, abbiamo un piccolo problema sulla strada, meglio che paghiate dopo”. Continuiamo la strada e chiediamo ad un viandante la natura del problema: derumble! Ossia la strada è interamente crollata! Ci dice che la situazione sarà ristabilita “mañana para la mañana”. Decidiamo di tornare indietro e di dormire a Chivay.

Sono le 16 di pomeriggio, nevica, fa freddo… io non sto ancora benissimo, Papà anche non sta una favola… decidiamo di metterci a letto e di vedere più tardi dove mangiare. Alle 19 chiama il guardiano per sapere se può assentarsi per andare a mangiare: io sto già dormendo da almeno mezz’ora! Mi sveglierò poi alle 4 per mangiare un po’ di biscotti tristissimi.


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Giorno 14: Deviazione: andata…
Ci svegliamo e la neve si sta sciogliendo, per essere sicuri di non trovare lastroni di ghiaccio, decidiamo di partire alle 10 e di chiedere se la strada è aperta. Il giornalaio ci dice sempre “mañana para la mañana”, ossia non è cambiato nulla rispetto a ieri. Decidiamo allora di fare un’enorme deviazione per andare dall’altro lato del Cañon de Colca. Dobbiamo tornare a Arequipa e prendere l’altra strada: circa 250km di cui più della metà di sterrato.

Uscendo da Chivay entriamo nella riserva nazionale delle vigogne, che (contrariamente ad alpaca e lama) vivono solo allo stato brado: forse per questo ne vediamo pochi e lontani.


All’ora di pranzo siamo in mezzo al nulla quindi niente pranzo! Meno male c’è ancora in macchina un po’ di formaggio (orrendo) e dei biscotti.
Sono ore che giriamo e non siamo neanche sicuri di dove siamo. E quando chiediamo indicazioni, i peruviani ridono… bha!

Dopo un tramonto bellissimo, arriviamo a Cabanaconde. Papà è stanco e va a letto, ma prima, giocando sull’orgoglio nazionale peruviano, riesce ad ottenere un termosifone in camera. Marco e io andiamo a mangiare in un ristorante dove chiacchieriamo di politica con la cameriera.

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Giorno 15: Condor
Dovremmo uscire alle 7 ma io non ho chiuso occhio a causa di uno *$&#¢ che parlava al telefono davanti alla mia stanza. In più Marco deve andare a prendere la macchina (lontanissima) e deve fare benzina... neanche immagina che per fare benzina il tipo della ferramenta andrà via mezz’ora con un secchio che riporterà pieno di benzina. Alla fine partiamo che sono le 8.30.

Papà è arrabbiatissimo per questo ritardo e dice che non riusciremo a vedere i condor per cui lui ha guidato 6 ore sul ripio. Io, intanto, penso “Ti prego Condor, fatti trovare! Ti prego!”.


Arriviamo e il re della montagna ha sentito la mia preghiera: ci aspetta vicino al parcheggio! Poco dopo decolla e lo vediamo volare via.

Cambiamo belvedere e un condor ci plana a pochissimi metri dalla testa: è assolutamente ENORME!
