<<La vita è come un libro e chi non viaggia ne ha letto solo una pagina.>>
Lo diceva Sant' Agostino, e inizio a sospettare che fosse pure motociclista, e magari quando ha pensato questa cosa aveva comprato la sua da pochissimo.. come me.
72 ore scarse, 250 kilometri di strada, distanza tra me e il passato di un uomo che ha sempre preferito passeggiare piuttosto che rinchiudersi dentro un abitacolo e seguire a ruota quella massa di carne che affolla le strade e si prodiga in una convulsa marmellata di lamiere, scarichi puzzolenti e bestemmie tra i denti stretti.
Pirsig, nel suo -Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta- (che vi consiglio caldamente di leggere se non lo avete ancora fatto), dice che l'automobilista è semplicemente uno spettatore, che quel vetro tra lui e l'ambiente è la manifestazione più palese di quanto il suo egocentrismo classicista lo induca ad isolarsi dal resto del mondo, in una scatola che diviene inesorabilmente un televisore.. e poi la poltrona, l'aria condizionata; l'inevitabilità di un istituzione a cui tutti voi vi siete già sottratti.
Ed io sono uno degli ultimi ad avervi seguito.
Curve su curve, tornanti da paura e tratti veloci pennelati su sali e scendi degni di San Francisco. Non c'è stato tempo per abituarsi all'idea o fogli da firmare; queste sono state le primissime ore in moto a cavallo della mia nuova fiamma.
Per voi sarà pane quotidiano, e forse mi spingo nella banalità di un racconto asettico per la gran parte, ma li fuori è stata emozione pura dal primo all'ultimo kilometro; non fosse che la benzina costa, sicuramente non sarei sceso dalle sue robuste staffe, e il concessionario avrebbe potuto anche evitare di regalarmi il blocca disco..
I primi kilometri sono stati di avvicinamento al punto di raduno, quindi in due percorriamo un tratto veloce di superstrada per arrivare il prima possibile ed io e lei festeggiamo quel numero sul tachimetro digitale che finalmente segna tre cifre.
La spinta che ti coglie subito dopo è qualcosa di indescrivibile, mi aspettavo Jan Solo che dicesse le coordinate per l'uscita dall'iper spazio.
Una volta a destinazione ecco il gruppetto che ci aspetta; noi ci avviciniamo, presentazioni di rito e poche c***ate.. si parte per una delle località marittime più belle di tutta la Sardegna.
E' stato li che ho avuto un tuffo al cuore.
Quando le marce vengono innestate e l'unisono dei motorini di avviamento è come il richiamo del direttore d'orchestra, le mie orecchie sono state deliziate dall'Overture di una delle sinfonie più belle che abbia mai ascoltato.
Via senza temporeggiare, Novembre è poco generoso e queste poche ore di sole vanno godute fino all'ultimo minuto; io sono l'ultimo della comitiva e non sono certo smanioso di tentare virtuosisimi.
Il vento sferza fin dall'inizio e la velocità di crociera è decisamente sostenuta; almeno per me, gli altri sono già due curve avanti.
Il primo ostacolo da affrontare è l'ingresso in curva, il peso della moto in staccata e l'inserimento adatto. Cosa sarà mai questa benedetta traiettoria? Io mi limito almeno per ora a girare il manubrio e lavorare di frizione per evitare che lei si arrabbi e sbotti perchè ha poco gas in seconda.
Gli altri mi bacchettano e con fin troppa pazienza mi spiegano come cercare l'inserimento, evitare di arrivare troppo lento in curva e sfruttare la velocità come collante per oscillare col corpo.
L'asfalto che si avvicina non è piacevole, meglio continuare con il mio effetto vela, almeno fino a quando non mi verrà naturale.
Dopo un pò prendi il ritmo e inizi a poter liberare la mente dai primissimi interrogativi per poterti dedicare allo studio delle marce, dei regimi del motore e perchè no, osservare un pochino il panorama; dopotutto il bello è soprattutto quello.
Il pugno chiuso al cielo significa che la strada è sporca, e alle volte anche la gamba sinistra lontana dalla pedana; finalmente mi e chiaro e finchè qualcuno mi precede non devo temere ostacoli improvvisi.
Il ricordo della prima scivolata in garage arde ancora ma non ci penso, osservo il serbatoio (la sua zona più erogena) e aumento il passo per non perdere di vista gli altri.
Ora siamo in prossimità dei primi veri tornanti, in discesa e a ridosso della scogliera.
Deglutisco, scalo e se lei borbotta gioco di frizione. Ora sono finiti, sospiro di sollievo; al ritorno in salita deve essere molto più semplice.
Quando la strada volge al termine ci si rilassa sulla panchina ed io continuo a bisticciare con lei perchè non ho ancora memorizzato l'ordine delle cose da fare.
Spengo con il bottone rosso, metto giù il cavalletto ma non riesco ad aggiustarla; ach dovevo mettere in folle, ecco fatto.. dannazione in questo punto c'è un piccolo avvallamento, devo tornare indietro.. caspita quanto pesa..
Ecco ho finito, ora tolgo il casco e mi distruggo le basette.. togli gli occhiali da sole prima! ..poi il casco, allaccialo, mettilo calotta sotto con il cinturino che abbraccia l'acceleratore. Non entra.. riprendilo, allargalo e poi riprova.
Ecco ho finito.. mi allontano.. ah no, il faro è acceso, torno lì e spengo; ma niente blocca sterzo.. qui sei al sicuro, ti lascerò libera.
In poco tempo il freddo inizia a farsi sentire, in agguato nelle zone d'ombra; non si può correre il rischio di farsi cogliere impreparati, di nuovo in sella forza.
..e di nuovo la procedura che ho studiato è imperfetta..
Ovviamente sono l'ultimo a partire, mi sbrigo e torno dietro gli altri.
Questa volta però uno della carovana è sempre dietro di me, così ho modo di venir corretto dopo ogni curva sporca, e gli insegnamenti sono più che accetti.
Il ritorno procede a circa 10-15 km orari in più rispetto all'andata; buon segno, forse sto diventando motociclista anche io

Poco dopo, fin troppo poco aggiungo, ci si separa; saluti di circostanza e via verso casa.
Ognuno a riporre la propria consorte in garage, tutti tranne me.. non mi avrete mai, finchè non si muore dal freddo provo un paio di allunghi e una serpentina nel traffico.
Poi il triste momento arriva anche per noi, mi avvicino alla discesa del garage e lei sbotta.. qui siamo caduti due giorni prima.
Faccio finta di nulla e non le dò retta; scendiamo e lei nemmeno se ne accorge.
La sistemo con cura e mi riprometto che domani le offrirò da bere, però solo 5 euro.. ora è il caso di iniziare a limitarsi un pochino..
Quando la saracinesca ci divide lei si sta raffreddando e io continuo a ripercorrere i kilometri della giornata con la mente.
Bellissimo, sarebbe stato tutto perfetto se..
fosse durato di più.
Domani vedremo cosa possiamo fare a riguardo; certo si tratta di colmare le mostruose lacune esistenti prima di passare alle lezioni successive, ma lei non ha fretta; saprà attendermi.
Presto, quando avremo imparato a conoscerci e avremo capito i reciproci difetti, arriveranno anche quei momenti, e chi ci guarderà rimarrà a bocca aperta e magari pochi mesi dopo lo troveremo al semaforo sopra la sua signora;
nera, sinuosa e soprattutto Hornet.