Io sono il primissimo ad affermare che il paraschiena, insieme a guanti adeguati e calzature adeguate, dovrebbe far parte dell'equipaggiamento minimo obbligatorio per un motociclista, ma un elemento viene costantemente trascurato sia dai produttori, sia dai consumatori: il collo.
In condizioni di traumi da situazioni altamente dinamiche come quelle che si prevede debbano essere gestite da presidi come il casco e il paraschiena, il collo è capace di subire traumi di rilievo, dalle dislocazioni alle vere e proprie fratture, con vari gradi di rischio di danno midollare. Danni che, visto il livello delle vertebre interessate, possono avere ripercussioni devastanti sulla vita dell'infortunato che sopravvive all'incidente.
Dainese produce un "supporto cervicale", non classificato come reale protezione omologabile, che più o meno inizia a mettere l'attenzione su questo delicatissimo punto del corpo del motociclista.
In discipline rischiose come il motocrosso o l'enduro, non è raro notare al collo dei piloti presidi di alto livello, come i noti Leatt Neck Braces (ne esistono molti modelli), dei veri e propri tutori in grado di limitare fortemente gli angoli di escursione della testa, e quindi del collo, in caso di impatti traumatici.
Esiste niente del genere per il motociclista di tutti i giorni? Qualcosa magari di integrato con i paraschiena che già abbiamo? Il mio Tryonic, ad esempio, è un paraschiena riconosciuto di alta qualità, Level 2, decisamente di ottima fattura. Il problema però è che mi lascia del tutto scoperta la regione del collo (per non parlare dell'altra estremità, l'osso sacro). In caso di impatto, con le cervicali rischio di potermici fare un infuso (se sopravvivo)...
Se pensate che sia paranoia ditemelo, e faccio di tutto per guarire

Poi magari mi piacerebbe anche parlare di protezioni chest, anch'esse praticamente del tutto ignorate nella pratica quotidiana.
Quando andavo a cavallo, indossavo un giubbotto di protezione che mi copriva praticamente tutto il torso, davanti, dietro, e sui fianchi. Una specie di giubbotto imbottito (termoformato) che non lasciava spazio a possibili impatti. Sì, collo e osso sacro erano sempre scoperti (e infatti una volta l'osso sacro me lo sono rotto, durante una gara per un rifiuto ad una doppia gabbia che ho sorvolato in caduta libera), ma almeno la protezione vertebrale era assolutamente ben fatta.
Mentre ci pensate su, vado ad uccidere una carbonara che mi ha sfidato con troppa baldanza...
