Anche quest’anno, come l’hanno passato, si sono riproposte le ferie in moto in giro per l’Europa centrale; le idee erano già chiare da due o tre mesi e, al ritrovo a casa del Lele (condito di torta, vinello, caffè e grappa) venivano confermate le prenotazioni in Svizzera e bassa Baviera, sempre spettacolare. Ecco il racconto (a dir la verità un po’ lungo) di quello che è successo in dodici giorni.
GIOVEDI’ 16 AGOSTO
Le previsioni meteo non davano niente di buono ma, al ritrovo in piazza delle 9.00 (stavolta sono arrivato per primo)





La vista del Brienzersee fa presagire che la meta non è troppo lontana ed infatti dopo poco arriviamo a Ringgenberg ed al nostro Hotel; disfiamo le borse laterali per scoprire di avere qualche maglietta e pantaloni bagnati, una doccia bella calda e giù a mangiare. La serata si conclude presto per via della stanchezza.
VENERDI’ 17 AGOSTO
La mattinata si apre nelle migliori delle prospettive: un sole bello raggiante galleggia in cielo e qualche nuvoletta sparsa qua e là non ci fa paura. Abbondantissima colazione, che accompagnerà ogni post risveglio durante tutti i soggiorni e si parte in direzione Thun; prima però passiamo ad informarci in stazione per i biglietti e gli orari per lo Jungfrau e fare benzina ad un distributore vicino ad una chiesa. La strada che costeggia il Thunersee è sinuosa ed offre panorami degni di nota. Arriviamo in città e cerchiamo un parcheggio; sarà che era in pendenza, sarà che ho le gambe corte o che avevo la testa sulle nuvole, fatto sta che freno, l’anteriore mi “prende sotto” e mi ritrovo con la moto a 45 gradi. Nonostante lo sforzo sovrumano per raddrizzarla, l’istinto prevale e, al posto di rimanerci sotto per salvare il salvabile, la lascio andare, risultato: specchietto dx spezzato allo stelo, pedana dx spezzata a metà, piastra sulla quale si aggancia il pedale del freno post spezzata e vari graffi su carena dx.

Torniamo all’Hotel facendo il giro intorno al lago e decidiamo di andare ad Interlaken (a 3 o 4 Km da noi) per cercare un officina che mi ripari la moto: troviamo lo “Streetfighters” dove il proprietario (quello a sx) si fa in 12 per smontare i pezzi da una ninja che aveva in conto vendita e metterli sulla mia in un oretta circa (compreso telefonate al proprietario della moto e al conce Kawasaki). Ci consiglia, inoltre, un bar gestito da un italiano il “Perbacco” dove poter aspettare e prendere un buon caffè espresso (all’estero se chiedi “caffè” te ne portano un bicchierone pieno); il tragitto mi costa la foto della vergogna: io, che sono verde Kawa fino al midollo, sulla Guzzi California di Nicola !!
Torniamo in officina e trovo la moto a posto e bella pronta a ripartire: vado a pagare e mi sento sparare 543 Franchi Svizzeri (circa 335 €) che al momento non erano disponibili all’interno del mio povero portafoglio (tra l’altro avevo dimenticato il Bancomat in Hotel). Esco a chiedere un prestito e Nicola si offre di pagarmi tutto con la sua carta di credito….. grazie !
La mia sfiga si dimostra, invece, fruttuosa dal punto di vista culinario perché il proprietario del bar ed anche del ristorante adiacente, ci inviterà per una cena a base di risotto con funghi porcini appena colti. Ed infatti abbiamo accettato l’invito e fatto una bella scorpacciata !

Rientro a Ringgemberg e a letto presto.
SABATO 18 AGOSTO
Sveglia, colazione abbondante, su in moto ed eccoci alla stazione di Interlaken a fare i biglietti per lo Jungfraujoch, il “Tetto d’Europa”. Il biglietto del treno è un po’ caruccio circa 170 franchi svizzeri (poco più di 100 €) ma ne dovrebbe valere la pena. Cambiamo treno ad una stazione intermedia e, a parte un guasto imprevisto (anche gli svizzeri possono essere poco puntuali !) sul nostro trenino giallo e verde , arriviamo, passando per paesaggi spettacolari , nel luogo dove partirà la teleferica più alta d’Europa che ci condurrà a più di 3.500 mt di altitudine e dove, tra l’altro, è stato girato il film “Assassinio sull’Eiger” con Clint Eastwood (più volte citato dal Lele). A parte un po’ di confusione per salire (mi sembrava di essere tornato ai tempi della scuola) ci accomodiamo ed iniziamo la scalata dove riusciamo a scattare alcune foto del paesaggio circostante. Durante la salita, effettuiamo due soste all’interno della lunghissima galleria sia per mitigare le conseguenze dovute al cambio di altitudine sia per consentire alle persone di scattare qualche foto dalle vetrate panoramiche delle aree attrezzate all’interno della montagna. Potete qui ammirare il panorama a livello nuvole e tre individui che indicano la postazione dal quale sono state reperite le immagini . Seconda sosta a livello ghiacciaio . Arriviamo in cima che è mezzogiorno passato da un bel po’, così decidiamo di fermarci al self-service a mangiare un piatto di pasta alla bolognese. A pancia piena, saliamo sulla terrazza panoramica Sphinx dove scattiamo un mare di foto ed una ricordo per me . L’altitudine fa strani scherzi ed infatti siamo in molti a sentirci la testa leggera ed un leggero senso di vertigine; la temperatura è prossima allo 0 ma il sole è caldo e mitiga le folate di vento glaciale (non per niente siamo su un ghiacciaio). Scopriamo, inoltre, che per l’eccezionale collocazione, l’incontaminato ambiente alpino, l’accessibilità durante tutto l’anno grazie alla ferrovia dello Jungfrau e alle eccellenti infrastrutture, lo Jungfraujoch è un centro d'eccellenza per i ricercatori ambientali e per gli astrofisici, così come per i meteorologi, i glaciologi e i ricercatori di scienze fisiche. Decidiamo che è venuta l’ora di scendere, non prima del caffè di rito, scusate, espresso, che ci costa un salasso.

DOMENICA 19 AGOSTO
Nell’ultimo giorno in Svizzera prima della partenza, decidiamo di andare a visitare le Aareschlucht, ossia le cascate dell’Aar o Aare (che, come faceva notare il Lele, si trova spesso nelle parole crociate). Arriviamo nel parcheggio dove lasciamo le “bimbe”, facciamo il biglietto e cominciamo a percorrere la passerella che si inoltra nell’“orrido” dove scorre il fiume; scattiamo alcune foto , incontriamo una velina (un po’ troppo vestita) ed arriviamo alla cascata …………. cascata quella ?!

Arrivati poi alla cassa verifichiamo il percorso e le cose da vedere e, considerata l’ora, l’estensione del villaggio ed il prezzo del biglietto , decidiamo che sarebbe stato meglio portarci verso “casa” e fermarci a Brienz, graziosa cittadina famosa per i negozietti , dove arriviamo accompagnati da una leggera pioggerella. Sfortuna vuole che è domenica e, nonostante sia una località turistica, buona parte dei negozi è chiusa; questo non scoraggia il gruppo che riesce a comprare, in ogni caso, qualcosina. Prima di ripartire possiamo ammirare strane persone che stuzzicano un povero orso per poi cercare di fare la pace e tutti noi vicino al porticciolo del traghetto . Degno di nota il particolare interesse di Rino e Lella nei confronti dei giochi per bambini nel parchetto presso il povero orso. Rientro in Hotel, doccia e cerchiamo di saldare il costo del soggiorno con carte di credito ed affini; risultato: Sergio che smadonnava a destra, sinistra, sopra e sotto perché l’Hotel non era attrezzato per accettare le sue varie carte (di credito, postamat fatta apposta e bancomat) ed io che, non potendo più prelevare per raggiunto limite giornaliero, mi ritrovavo a chiedere nuovamente un prestito a Nicola che da qual momento (considerato il precedente prestito, sembrava un genitore che dava la paghetta settimanale al figlio) diventerà ufficialmente il mio “Papi”

LUNEDI’ 20 AGOSTO
Il risveglio non è dei migliori: un bel cielo plumbeo ci accoglie e, del sole dei giorni precedenti, neanche l’ombra. Partiamo già attrezzati per l’acqua che sicuramente avremmo preso e ci mettiamo in autostrada per la traversata di più di 550 Km che ci porterà da Ringgenberg in Svizzera a Ruhpolding in bassa Baviera, Germania. La pioggia non tarda ad arrivare e continua a bagnarci a fasi alterne; anche la temperatura non è delle più calde. Sosta ad una tavola calda dove il proprietario tedesco, dopo aver insistito sul fatto di non aver panini in casa, si accorgeva del contrario quando Sergio, in perfetto dialetto lomellino, gli spiegava che ce ne saremmo andati da un’altra parte. Nonostante il meteo deprimente, l’umore non sembra risentirne ed infatti ci ammazziamo di risate scherzando sul finto rapporto “padre-figlio” tra me e Nicola. Benzina e si prosegue. Causa lavori in corso nell’autostrada fino a Monaco e la pioggia, l’andatura non è delle più allegre; superata Monaco finiscono i cantieri ma non la pioggia ed arriviamo a Ruhpolding verso le 18 quasi tutti stanchi e con i nervi tesi, nonostante i larghi sorrisi di Angelica (proprietaria ed unico gestore dell’albergo): quasi 10 ore di moto, quasi 600 Km di cui buona parte sotto l’acqua e con bagagli al seguito, il traffico, la strada bagnata e chi più ne ha più ne metta, fanno effetto su tutti ………….. tranne che per i Tori, vero Lele ?!


MARTEDI’ 21 AGOSTO
Ci alziamo riposati e pronti a visitare l’Herrenchiemsee schloss (Vedi link: Link a pagina di Tuttobaviera.it non prima della solita ed immancabile abbondantissima colazione. Il barometro fuori dalla porta del Park Hotel segna 1033 millibar che tradotto in linguaggio comprensibile significa bel tempo (da quel momento in poi ci affideremo ad esso molto spesso), così saltiamo sulle moto e ci dirigiamo all’imbarco del traghetto che ci porterà sull’isola dove è situato il castello. Il parcheggio è gratuito proprio come l’autostrada (già, proprio come in Italia !). Facciamo subito conoscenza con un trenino a carbone (?) che probabilmente porterà i turisti in giro per le strade attorno al lago e poi andiamo a fare i biglietti del traghetto; tempo dieci minuti e siamo già imbarcati . Approdiamo all’isola degli uomini, rifacciamo la fila per i biglietti del castello e ci incamminiamo lungo il sentiero che attraversa un bosco, che ci rinfresca dalla calura del sole e sbuca proprio sullo spettacolare giardino . Scattiamo parecchie foto
ed attendiamo l’orario della nostra visita guidata. All’entrata una hostess ci chiede cortesemente se per noi non era un disturbo aspettare il prossimo turno nel quale ci avrebbe fatto lei da guida; i meno di cinque minuti di attesa si rivelano proficui, perché Andrea (la nostra cicerona) si rivela essere molto simpatica oltre che carina e padrona di un discreto italiano e di una cadenza nel parlare che personalmente, rendeva piacevoli le spiegazioni (ehi, nessuna battuta in merito, ok ?!



MERCOLEDI’ 22 AGOSTO
La giornata di oggi è dedicata al giro in traghetto che l’anno scorso non siamo riusciti a fare sul Konigssee, nel Parco Nazionale del Berchtesgaden. Percorrendo una bellissima strada sinuosa che passa tra boschi e piccoli paesini, arriviamo al lago e facciamo appena in tempo a fare il biglietto che già un addetto ci invita a salire sul primo traghetto disponibile e pronto alla partenza. L’andatura è tranquilla ed il motore elettrico di cui sono dotati tutti i traghetti rende piacevole la traversata; un tizio col microfono commenta il paesaggio , i luoghi e fa divertire i passeggeri (non tutti perché parla solamente tedesco). Il traghetto si ferma in prossimità del versante destro in una zona chiamata “parete dell’eco”: l’”eco del Konighssee” è la principale attrazione durante la traversata. Una volta il pilota sparando un colpo di mortaretto a mano poteva sentire l’eco risuonare fino a 7 volte; oggi invece l’eco si può sentire soltanto 1 o 2 volte. Il tizio col microfono, una volta fermi estrae una tromba e suona un pezzettino di “o sole mio” (se non ricordo male): non vi dico lo spettacolo dell’effetto eco con la tromba ! Peccato che poi non ricevendo mance dagli italiani abbia fatto una battuta su di noi che ha suscitato l’ilarità dei tedeschi ed ha guastato l’atmosfera a noialtri

GIOVEDI’ 23 AGOSTO
Tratto dal “A Ratisbona e ritorno”, un libro di Marco Baggins
I nove lasciarono Ruhpolding in sella alle loro potenti cavalcature; le nuove degli esploratori davano la presenza di un santuario dedicato alla “Madonna Nera” ad Althotting ad una settantina di leghe dal quartier generale e nei pressi del luogo di nascita del Sommo Benedetto XVI. Come il vento che lambisce le fronde degli alberi svanendo poco dopo il passaggio, i nove attraversarono vari villaggi attenti a non cadere nelle trappole del temuto clan Polizei, fino a quando non giunsero ad Althotting dove lasciarono, temporaneamente, le cavalcature, poco distanti dal centro. Percorsero sentieri poco battuti e giunsero, infine, nel “piazzale delle chiese e delle fontane” dove si imbatterono in una moltitudine di pellegrini giunti a pregare e chiedere la grazia. I nove si divisero, visitarono la Chiesa Parrocchiale appena dopo la funzione clericale, ed il santuario della Madonna , per poi ritrovarsi nei pressi di un monumento eretto a commemorazione di un prode cavaliere e dirigersi successivamente al centro del potere clericale: la cattedrale , che recava al suo interno un immenso strumento ad aria . Ritornati alle cavalcature i nove decisero di dividersi nuovamente: sei sarebbero tornati a Ruhpolding a riposare ed acquistare viveri e oggetti vari, tre, Nicola, Lele e Marco, invece, sfidando le percorrenze, partirono al galoppo in direzione Regensburg. La mappa tracciata proponeva il passaggio da Eggenfelden per poi puntare ancora più a nord; sventura vuole che nel redigere il documento si posizionava erroneamente il villaggio di Pfarrkirchen sul tragitto da percorre, traendo in inganno i prodi viaggiatori. Giunti al villaggio e consultata una mappa più dettagliata, decisero di puntare su Simbach, piccolo villaggio rurale situato sulla retta via; partirono a spron battuto attraversando colline e piccoli insediamenti rurali fino quando giunsero a Simbach e poco dopo a Braunau ……………… Braunau ?!?!?! Ma è in Austria !!! I tre si fermarono attoniti ed estrassero nuovamente la mappa dubbiosi sul fatto di averla letta all’inverso: no, il nome era corretto ! Ad un più attento e dettagliato esame scoprirono un nuovo Simbach. Imprecarono sonoramente contro l’imperatore che diede due nomi identici a due cittadine equidistanti dallo stesso punto (Pfarrkirchen), traendo così in inganno i tre prodi avventurieri . Si fermarono così, stanchi e sconsolati, a Simbach am Inn, per rifocillarsi e schiarirsi le idee sul da farsi. Si nutrirono con uno strano Toast fatto con pan di via tostato, con sopra una bistecca ricoperta di salsa rosa e cipolle tritate; bevvero anche un liquido derivato dalla tostaura di un vegetale (naturalmente espresso) da un contenitore realizzato unicamente per persone destrorse (notare il manico) . Dopo aver imprecato sonoramente contro la sventura e gli dei, i tre decisero di proseguire per la città di Passau dove avrebbero almeno potuto vedere l’incrociarsi di tre fiumi: il Danubio, l’Inn e l’Isar. Saldarono i debiti con l’ostessa partirono di gran lena verso la nuova destinazione. Giunti che furono poco distanti dalla città si incanalarono su una larga carreggiata, sicuramente più agevole e veloce. Le indicazioni davano Passau Est come prossima uscita a 700 metri e Regensburg a 122 leghe; i tre si fermarono e Nicola chiese: “sa-fum ? n-dem ?” Lele e Marco si gurdarono e riposero: “n-del ?!” Detto questo i tre si guardarono negli occhi e senza proferire parola alcuna si lanciarono in carica verso la destinazione originaria. Arrivarono in centro che le campane già avevano rintoccato quattro volte, ma riuscirono a visitare la cattedrale , montare sul ponte in pietra che solcava le acque blu del Danubio (in realta in centro città non erano molto blu ma sui ponti delle autostrade era uno spettacolo) e ne univa le due sponde e a farsi un celere giro nel centro storico .
Tosto che furono, ripartorono alla volta di Ruhpolding, dove i loro compagni li attendevano per il banchetto della sera. Ma il fato ancora non era dalla loro, tanto che incontrarono dei “lavori in corso – deviazione” che li allontanarono dalla via più celere. Il tempo scorreva inesorabile e la stanchezza li costrinse a fermarsi ad una trentina di leghe dalla meta; il cielo, forse adirato per le precedenti imprecazioni, scagliando saette e vomitando tuoni dal cupo suono, inondava nel frattempo Ruhpolding. I tre scesero dalle cavalcature, recitarono una formula arcana per il controllo del tempo, impressionarono Nicola in una posa alquanto buffa ed attesero per qualche minuto lo scemare del maltempo, poi saltarono nuovamente in sella e ripartirono. Ritornarono a casa che il sole già faceva dei monti un comodo letto, baciando il sorgere della madre luna, con la pioggia che ticchettava sulle loro armature in pelle; accolti dagli amici preoccupati per la loro sorte, i tre smontarono dalle cavalcature chiamate Guzzi California, CBR 954 e ninja 636, le deposero al riparo sotto il porticato, le accarezzarono e salirono nei piani alti della loro dimora dove, accogliente come non mai dopo aver percorso più di 400 leghe in mezza giornata, li aspettava una calda e rilassante doccia.
VENERDI’ 24 AGOSTO
Oggi è il giorno dedicato a Monaco, sia come visita culturale che come espediente per visitare un sacco di negozi; naturalmente l’estensione della città ed il poco tempo a disposizione ci ha limitati parecchio, facendoci visitare le cose principali e più visibili.

Grazie ai nostri GPS umani Lele e Nicola, raggiungiamo subito un parcheggio/marciapiede in posizione quasi centralissima e ci dirigiamo subito a Marienplaz per vedere il balletto delle statue del campanile delle ore 12.00. Appena arrivati notiamo (impossibile non farlo) che il campanile è in fase di ristrutturazione e ricoperto di ponteggi e teli: per fortuna che hanno lasciato fuori la parte più interessante. Attendiamo i dodici rintocchi e le statuine più in basso partono con le danze, poi si fermano e attendiamo anche le altre ; qualche centinaio di persone che come noi erano in piazza per lo spettacolo, rimarranno a bocca asciutta, perché di altri movimenti non se ne vedranno più, porcaccia miseria !!

. Si fa tardi ed è ora di rientrare anche perché il Lele vorrebbe vedere un museo dell’aeronautica che però non riusciremo a trovare. Di nuovo in autostrada Munch-Salzburg e ritorniamo in albergo giusto giusto per prepararci ad andare a Traunstein a cenare al “ristorante-pizzeria Gargano”, gestito da un simpaticissimo napoletano, che avevano scoperto “i sei” il giorno prima, quando noi eravamo andati a Ratisbona. L’ottima cena e le birre possono fare strani effetti, come possono esplicitamente documentare queste due foto !

Rientreremo poi in moto, dopo grappe, lemoncello e quattro chiacchiere.
SABATO 25 AGOSTO
La mattinata non inizia nelle migliori delle situazioni: Nicola, il mio “Papi” adottivo, non si sente bene e decide di rientrare in Italia con 2 giorni di anticipo. Cercheremo di fargli cambiare idea ma sarà tutto inutile: a malincuore accettiamo la sua decisione. Così, dopo le ultime compere, di partiamo alla volta di Dachau. L’autostrada a quest’ora del mattino è trafficatissima e sembra di essere all’altezza di Tortona quando si percorre la Serravalle. Io e il Lele prendiamo per Stoccarda mentre gli altri, causa traffico vanno verso Norimberga; per fortuna, poi che si riesce a contattarsi e a darsi appuntamento davanti al Campo. Parcheggiamo e, dopo una discussione sul fatto di dover pagare il biglietto oppure no, decidiamo di entrare; l’entusiasmo per la visita si smorza subito all’ingresso . L’atmosfera è mesta, come giustamente deve essere ed un senso di timore e rispetto per quanto successo in passato, contagia tutti i turisti. Partiamo dal museo, con la localizzazione su cartina dei vari campi di concentramento e dei relativi campi sussidiari, per poi passare alle locandine del partito ed i vari reperti storici, e concludere con la storia di quanto successo. E’ incredibile ed inimmaginabile anche solo pensare alla crudeltà ed alla pazzia che può dominare l’animo umano: mi passa la voglia di fare foto ed esco dal museo scorrendo velocemente l’ultimo breve tratto. Visiteremo poi il bunker dei prigionieri , i dormitori con i bagni, i forni crematoi
e gli altri monumenti eretti successivamente
. Usciamo e ci dirigiamo alle moto nel parcheggio a pagamento. E’ tardissimo e più che la fame è la sete a farsi sentire: oggi è una giornata davvero calda e lo stare in piedi e camminare tutto il giorno non ha di certo giovato. Entriamo in paese e dopo un po’ troviamo un bar dove riusciamo a mettere sotto i denti qualcosa e dissetarci abbondantemente. Rientriamo in autostrada dove troviamo ancora traffico ed un incidente. La serata la passiamo ancora al “Gargano” e lì abbiamo notizie del Nik che è rientrato a casa in serata “sano e salvo”.
DOMENICA 25 AGOSTO
E’ il giorno degli addii: addio alla baviera, ai suoi paesaggi, alla sua gente e perché no, alle autostrade gratis.

; ripartiamo per fermarci poco dopo in un barettino a gustarci delle particolari quanto sfiziose baguette. Il viaggio prosegue poi fino alla salita dello Stelvio: non so’ chi di voi l’abbia fatta dal versante austriaco ma al 48esimo tornante strettissimo da prima marcia, con le borse laterali, lo zainetto pieno e gli smanettoni che ancora un po’ ti passavano sopra, ero (e non solo io) sull’orlo di una crisi di nervi.

ed io mi prendo una magliettina ricordo. Scendiamo e prendiamo per Bormio e S. Caterina Valfurva dove avevamo prenotato il pernotto all’Hotel Compagnoni: le stanze sono carine e grosse e la cena, che dire ……. tra pasta al forno, pizzoccheri, arrosto con contorno e frutta sono uscito rotolando.
Per la prima volta in queste ferie riusciamo a farci qualche partita a scopa d’assi ed a brisca davanti ad un bicchierino di grappa e con, in sottofondo, Jonny e la sua chitarra: quest’anno non c’era Nicola, ma ci hanno pensato gli altri a prendermi in giro per la mia inettitudine !

LUNEDI’ 26 AGOSTO
E’ il giorno del rientro definitivo. Facciamo colazione (inutile dirvi quanto fosse abbondante), saldiamo il conto, salutiamo il gestore ed un paio di simpatiche cameriere e partiamo alla volta del Passo Gavia; è già da un paio di giorni che mi accorgo di essere rientrato in Italia: le strade sono strette e completamente dissestate, ma forse questa è solo una mia impressione ……….. Ok, continuo. Sosta sul passo per foto di rito
, una per Lele che si è fatto il book fotografico e via, direzione Ponte di Legno
, dove ci fermiamo per caffè e acquisto di beni di prima necessità quali grossi pezzi di speck ed un padellino di rame per polenta per il nonno di Lele e Claudia.
Arriviamo, dopo aver inavvertitamente sbagliato strada, ad un affitta-pedalò sul lago d’Endine dove un anziano signore ci affetta un po’ di coppa e salame e ci porta dei gustosi panini, mentre una allegra famigliola affitta un pedalò e si fa il giro del lago.
Ripartiamo ed entrare nella Milano-Venezia è come spararsi una pallottola d’argento dei maroni !
Cantieri, traffico, caldo micidiale, limiti di velocità assurdi e continui avvisi di autovelox, trasformano il rientro (almeno fino all’ingresso in Serravalle) in una vera sofferenza !
Usciamo tutti a Gropello Cairoli e lì ci diamo il primo saluto formale, ogniuno sarebbe poi tornato al proprio paesiello di residenza. Ultimo saluto generale e volante a Garlasco in circonvallazione e così sono finite le mie (e non solo) vacanze estive.
Come al solito concludo con i ringraziamenti:
- grazie a Rino e Lella, simpaticissimi come non mai;
- un po’ meno grazie a Roberto e Claudia per la storia della maglietta del primo giorno ……. SCHERZO !
- grazie al Lele che mi sopporta in palestra, dal Beppe e nei motogiri della domenica ……….. oddio, forse dovrebbe essere lui a ringraziarmi perché a dire la verità è l’esatto contrario !!!
- grazie a Nicola e non solo per i prestiti, anche se mi ha perseguitato con la storia della moto cinese !
- grazie a Daniela, sempre dolcissima e Sergio, che mi ha fatto sguarrare con le battute e le magliettine a tema !







L’anno scorso ho ringraziato il Sig. Meteo per averci dato 7 giorni di sole; quest’anno ce ne ha regalati 9 di sole, 2 di pioggia e 1 variabile. Penso di potermi accontentare …………….
Anche quest’anno sono state ferie meravigliose, all’insegna dei giri in moto, dei bei posti e del divertimento.
Per concludere, scusate la lunghezza del report, se lo leggerete, probabilmente lo farete a rate !