Amo il lunedì. Questo, lunedì, il 14 giugno 2014.
Torino ore 19.00 : una birra fredda, un pc e il terrazzino di casa mia.
Ancora sole e ancora un po’ di aria. Ancora sulla pelle.
Ragazzi che lunedì Spettacolare!
Qual è la prima parola che pronunciamo della giornata? Ci abbiamo mai fatto caso?
La mia oggi è stata “Fantastico, sono troppo felice”. Il sole già alle 7.00 del mattino divampa in casa mia. E la roba è già pronta. Un caffè e via a prendere la moto. Bruce Springsteen in macchina è davvero un buon buongiorno! Arrivo in garage da mio padre, il tempo di un saluto al volo e sono pronta.
Vestita così mi sento un mostro. Ma fa lo stesso, non mi interessa: la mia sicurezza è più importante. Pantaloni forse un po’ grandi, di seconda mano, ma non mi importa, hanno le protezioni nei punti giusti. La giacca almeno è un po’ più colorata… Oltre al nero c’è qualche striscia viola e verde-blu, ed è bombata ovunque…. Guanti, casco. La cartina sulla borsa da serbatoio, disposta al posto del passeggiero…
E poi, giri la chiave e accendi un sogno. E lo guidi, perché lo vuoi realizzare.
Tempo fa avevo letto qui sul forum del Tinga, di un giro. Un giro il cui reporter a scriverne, era riuscito a suscitare in me, un desiderio, io che stavo solo scorrendo con gli occhi un insieme di parole. Volevo ripercorre quelle stesse strade. Vedere ciò che quelle persone, quel gruppo, in quel giro lì, avevano visto con i loro stessi occhi. Volevo sentire addosso quegli stessi paesaggi descritti come impagabili, da quel reporter. Ovvero Bertrand_de_Born in Report West GP “Giro del Galibier” 01/06/2014.
Io stessa non sarei qui a scrivere se non considerassi il valore che potrebbe avere un report, sebbene in solitaria, poiché effettivamente questo è un forum di accesso pubblico. E chiunque perciò potrebbe capitare qui e “leggermi” e alla fine desiderare di vivere questo giro! Ascoltami, Fallo! Appena puoi!
Quando sono stata ad Annecy, sebbene Maurolive mi consigliò di scrivere due righe, non lo avevo fatto. Mi sembrava di mettermi in vetrina. Avevo sottovalutato il potere delle parole….. Proprio Io!!
E allora eccomi! Ci sono! E tu? Ti tuffi con me?
Dentro il mio lunedì? Dentro un pezzo della mia storia.
Stai leggendo di una che della Francia, in moto, conosce tre-quattro Colli: Il Moncenisio, Il Monginevro, l’Izoard e l’Agnello. Percorsi poche volte. Stai leggendo di una che non riesce ad andare in moto quanto in realtà vorrebbe. Ma la vita è così: due figli esistono e hanno la priorità. Soprattutto se sei una donna separata da tanti anni.
Perciò quando scopri che hai un giorno “extra- week-end-quindicinale” tutto per te, quella non è roba da sprecare. Non puoi. Il mio tempo libero è sempre da valutare con la massima serietà: alla fine devo stare Bene, sembra banale… Ma non lo è affatto. E un sano buon giro in moto è una garanzia. Di benessere. Fonte inesauribile.
Parto da Torino alle 7.45, mi immetto nella tangenziale: il panico. Un incidente, niente di grave. Una coda di veicoli quasi immobili, e molti devono andare a lavorare. Quante milioni di persone si muovono su quattro ruote? O su sei… otto… Via preferenziale del commercio sembra essere ancora la strada. Vedo il mio cartello: Susa, sto arrivando. Proseguo sull’autostrada, non ho idea del tempo che impiegherò per questo giro. E devo rientrare assolutamente per le 18.00. Ma come hanno fatto a costruire un’autostrada in mezzo ai boschi. Sembra rialzata…. Le fronde degli alberi sono ad altezza occhio. E c’è vento forte: vado ai 110 km/h e mi sembra di viaggiare ai 50 km/h e gli alberi si piegano: un inchino al mio passaggio? Figuriamoci…..
Sono a Susa per le 9.00, sorrido quando passo il Total Erg: uno dei tanti punti di ritrovo dei Tinga-motociclisti.
Bene… comincio a salire sul Monginevro, molti tratti di strada sono con semafori per lavori in corso. Sono ferma ad un rosso, un tipo in attesa di lavorare si avvicina “Bella giornata oggi per andare in moto” avrà una cinquantina di anni, un viso scolpito dal sole di cantiere, e occhi azzurrissimi che mi augurano una “buonissima giornata”. E lo è stata. Grazie signor….???
Incomincio ad aver freddo: nessun problema, felpa, e via. Ancora su. E sono dentro la pancia di un serpente, sembra faccia le boccacce: è una galleria, anzi due, buie buie, e archi di luce. Ma chi è quel grande che le ha progettate? Bellissime!
Monginevro, ore 10.00. Il deserto. Non c’è nessuno. Solo una signora che innaffia i fiori del paese. Bellissimi, arancionissimi, spiccano in mezzo a quel verde. Ma io ho freddo e vorrei comprare sia ulteriore felpa e pure calzini lunghi…. I fantasmini dentro gli anfibi vanno bene al mare… Che “filura” signori….
Ecco... si riscende… Verso il Campanile: lo riconosco, lo adoro. Adoro Briancon! Ma quant’è carina? Quelle stradine, localini, piazzette, negozietti, e Le Mura. Cos’era vivere lì 800 anni fa?
Nemmeno mi fermo. Solo un attimo a vedere che strada devo percorrere: non ho voglia di accendere il navigatore. Parlo. Mille volte meglio le parole. Chiedo ad un tipo, la direzione giusta, guarda la cartina, guarda me, sorride e mi dice “Allez pour tout le direction… il y a l’indication pour Col Lautaret”…”Bon route”… sorrido e penso che i francesi sono “troppo avanti”: buona strada! In Italia, non esiste.
Com’è dolce e morbida la strada che porta al Col Lautaret. Che bello, comincio a vedere altre moto. Adoro salutare. Sia chi arriva dalla corsia opposta o sia chi mi supera…. Poiché il mio viaggiare è davvero morbido, pacato, sereno, come questa splendida giornata. Le montagne sono verdissime. Altissime. Enormi. Arrivo sullo spiazzo di detto colle per le 11.30. Mi fermo un attimo, ho bisogno di un caffè, ho freddissimo. In quel bar, tanti stranieri, inglesi e tedeschi. Poche moto. Tanti ciclisti. Entro pure nel bazar… e alla fine anziché una maglietta compro ricordini da portare a casa…. Quadretti di Parole in francese…. Bellissimi.
Guardo le montagne: imponenti. Che giornata! Sole e cielo azzurrissimo e nuvole come panna. Sembra finto. E risalgo in moto e comincio a risalire: indicazioni Col du Galibier.
Ma che meraviglia è! Ma che meraviglia è!
Io non ci potevo credere. Non riesco a descrivere. Non ne sono capace. L’asfalto racconta del mondo di altre due ruote: bandiere colorate dipinte sulla strada, campioni del mondo hanno pedalato qui. Che fisici signori! Ma come fanno? Tutta la mia ammirazione. E Sali su curve dolcissime, e sei come dentro un sogno: hai l’immenso ovunque. Ad un tratto sembra che la strada ti porti dritto in cielo. Non vedi la fine, lì al fondo c’è solo l’Azzurro! Ti avvolge, ne sei parte, mentre quasi chiedi il permesso per passare di lì e poterti sentire così come ti senti: una felicità immensa. Quasi ti batte il cuore e continui a ripetere ad alta voce “Che bello è? Ma che bello è? Ma che Cos’è il Galibier???” E ti sentono i ciclisti, ma non importa, sorridono pure loro nella fatica di arrivare lassù. L’aria è fredda sul viso, la visiera è su. E vai piano perché hai bisogno che quelle montagne ti trapassino. Sono su di te e ti guardano ed esistono da milioni di anni e sono lì, ferme a lasciarsi percorrere, da millenni. Perché è così: l’uomo ha bisogno di andare Oltre. Vedere cosa c’è: dopo, e dopo ancora. Scoprire, i sensi. Nuovi. Arrivare in alto, il punto più alto e da lì definire il mondo, offrire un Senso alle Cose, e magari a Sé stesso.
Mi sarebbe piaciuto, non lo nego, lasciare un attimo la moto. E continuare a piedi. Arrampicarmi. A mani nude. Ma dove devo andare…. Anzi, le mie mani sono freddissime, i guanti in pelle fanno poco, sono rossissime mentre scatto un paio di foto, che mai e poi mai potranno rendere ciò che è, il Galibier. Quasi abbraccio una signora che mi scatta una foto. E’ tutto nei miei ricordi, così più densi ora, in questi così pochi km.
Se tu che leggi non ci sei ancora stato o stata, devi solo andare. Ti piacerà. Tanto tanto. Ne sono sicura.
Con ancora il disegno delle Alpi scolpite in me, piano piano scendo giù. E lo spettacolo continua: cambiano i colori, grigio sabbia lungo le ripide coste di questi monti. E pietre. La potenza di una montagna in una frana, fa paura. E scendendo sempre più hai fiori vicino a te, meravigliosi fiori di campo. E se non sbaglio sei più o meno a Valloire: ci sono arrivata alle 13.00. E poi continui e arrivi ad un punto che leggi nell’indicazione col du Telegraphe. Svolti e risali un po’.
Non mi ha entusiasmato. Anzi l’ho odiato. Di brutto. In realtà solo l’asfalto: lo stavano rifacendo. Era una grattuggia. Un delirio. Almeno nelle curve era buono. Un delirio. Mai più. Volare giù per terra per me è un attimo. Non so come, l’ errina è stata brava e mi ha sostenuta… fino a giù nei pressi di san Michele di Moriana ore 13.45. Se l’asfalto fosse stato a posto o avessi avuto il mio vecchio Guzzi TT 350 forse mi sarebbe piaciuto… Mah! Da riprovare… magari stesso giro al contrario….
Bene e quattro Colli sono andati. Ora si va verso Modane. Nemmeno un mese fa ero su questa strada di ritorno da Annecy. In quel tratto è un Bel viaggiare: puoi andare veloce ( …e rido perché il mio veloce è comunque nel rispetto dei limiti…. Supero di poco…). Modane ore 14.00.
La strada prosegue e sono felice perché non c’è gps migliore del proprio cervello: nessuno stress in merito a direzioni varie… Invidio chi conosce mille posti…. E ci arriva sempre sereno.
Lanslebourg ore 14.30, paesino microscopico, se non sbaglio si mangia una cosa buona francese formaggiosa tipo raclette o “tarta-qualcosa”… Ed è sempre tutto in mezzo ai monti. E alle persone che vi lavorano. Via abitano: Artigiani della terra. Si sente il profumo dell’erba appena tagliata, qua e là…
E poi si risale: vorrei svoltare per l’indicazione Col Iserand. Cosa c’è lì? Dove porterà quella stradina? Quali magie ancora da scoprire? Da svelare? Da vivere? Un’altra volta? Sì. Altro giro, altra corsa. Altra gioia.
Devo tornare a casa in tempo. Il nostro Moncenisio è qui dietro.
E si risale. Che Meraviglia, adoro salire dalla Francia. Quando arrivi su il lago ti inonda gli occhi ed è di un azzurro che non puoi capire, come è possibile che esista quel colore? Le nuvole, come timbri si fermano lì sopra… a macchie… Una qui... una lì… una laggiù e una pure sul prato…. Che bello è valicare un monte. Da quanto tempo gli uomini lo fanno? Lo ricordano persino le sculture in ferro battuto… sembrano personaggi delle ombre cinesi… In movimento a ricordarci che quelle Montagne sono state, prima di noi, degli animali, poi dei grandi uomini della storia, fra romani e invasioni barbariche o solo carovane di genti che cercava qualcosa di nuovo …Oltre. Ora ci sono i ciclisti e pure i motociclisti. E nel futuro?
Mi fermo al bar, una decina di moto parcheggiate precise precise una vicino all’altra. Io riesco sempre a metterla al contrario!?! …. Ma perché??? Francesi tranquilli si godono il panorama. Io una birra piccola e un panino che non finisce più: crudo e formaggio, tutto caldo, tutto buono, tutto divorato. Arrivano due ragazzi ognuno con la rispettiva moto dalle gomme infinite. Mi guardano quasi imbarazzati: ho il casco sul tavolo e fumo una sigaretta dopo un caffè. Uno dei due “farfuglia” un ciao. Sorrido e gli rispondo “Ciao”… e mi viene in realtà da ridere: sarà mica che questi si sentono “maschioni” solo in sella ad una moto?? Bho!! Tutti bravi a salutare in volata, da fermi è diverso. E’ già più impegnativo?!?1?Bohhhhhh….??? Miii…relax.... “tranki era solo un ciao”. Mi sa che faccio paura.
Ed è vero… Sono un mostro…. La moto toglie ad una donna ogni speranza di femminilità… Lo smalto devastato dai guanti... il trucco cola dentro al casco ed è un casino… Braccialetti vari non li puoi mettere che i guanti altrimenti non entrano…. Il profumo si perde in tempo zero, i capelli poi… Non vi dico. Un ciospo… ci manca solo più la conversazione elegante… ... Ma figuriamoci…. Serenamente finisco il mio pranzetto e scendo giù. Poche persone, pochi motociclisti. E acqua piccola ruscellina, che scorre sulla destra del bordo della strada, il cicli della vita della Terra non si fermano mai.
E’ estate, i ghiacci si sciolgono.
E noi viaggiamo sulle nostre moto, dentro le Montagne. Dentro noi stessi.
Ritorno a casa per le 17.00 circa. I miei figli, troveranno una mamma come rigenerata. Perché è questo quello che è accaduto oggi. Mi sono rigenerata l’Anima. Seguendo la traccia, lasciata, dai Vostri viaggi. Grazie, Tinga.
Grazie WGP.
Grazie Bertrand

Ps. Ho riletto tutto… Premio Oscar a chi arriva a leggere davvero fino a Qui

Quando scrivo mi perdo.

Ciau

marta