Belle parole (di Cesare) a parte, vi racconto un momento di una 2 giorni davvero intensa così che possiate rosicare un po'

Sarà che erano mesi che dovevo uscire in moto, ma tirando le somme non ci siamo fatti mancare nulla, in tutti i sensi.
La decisione di salire al CheFreffen era presa da settimane, ma fino all'ultimo non ho avuto la certezza: un po' perché aspettavo di sapere che meteo avrei trovato, un po' perché, avendo lo schiribizzo di salire in moto, per mancanza di tempo ma soprattutto per pigrizia nei pochi istanti nelle ultime settimane in cui avrei potuto andare in garage e sistemare alcune cose, la moto non si è messa in moto (scusate il gioco di parole) prima di mercoledì sera. Così giovedì notte l'ho passata a rimontare tutto e venerdì sera a caricare i bagagli.
Comunque Cesare mi fa sapere che vuole aggregarsi e unirsi alla truppa laziale che contava già Matteo Narkelion che sarebbe salito in macchina per conto proprio.
Rapidissima discussione telefonica la sera del venerdì e si opta per un percorso abbastanza rapido con una piccola fase (a livello di km ma non di tempo

Ci diamo appuntamento per le 10:00 a Montalto di Castro: io arrivo in perfetto orario (nonostante abbia dovuto avviare la moto con i cavi perché nelle varie prove che avevo fatto per metterla in moto nei giorni precedenti avevo scaricato la batteria


Ci mettiamo a chiacchierare di tutto (non ci si vedeva da settembre), soprattutto del fatto che ci fosse nebbia anche a ridosso del mare (ci ha accompagnato praticamente per due giorni interi, la maledetta) e così invece di partire alle 10:30 come previsto abbiamo subito accumulato mezz'ora di ritardo.
La prima parte di trasferimento si è svolta senza note particolari, apparte la mia ansia che il telepass non funzionasse e prendessi in pieno la sbarra (fortunatamente si incontrano sempre meno le vecchie sbarre anti-motociclista) e la moto di Cesare che decide di farmi compagnia e brucia anche lei la lampadina degli anabbaglianti, così per le 13:30 ci fermiamo per pranzare in un'area di servizio all'altezza della Versilia.
Sapevamo che da lì ci avrebbe aspettato il tratto più impegnativo: prime difficoltà per attraversare Carrara. Difatti la strada che avevo programmato passava per la ZTL ed in quanto sono possessore di un mezzo inquinante, abbiamo dovuto trovare un'alternativa. Poi la provinciale che da Carrara ci avrebbe portato sulla Statale 63 non invogliava a dare gas, era stretta e scivolosa, così abbiamo deciso di salire ad un ritmo molto più turistico e gustarci il panorama (le foto le ha fatte Cesare).
Imboccata la Statale 63 la strada si è fatta più scorrevole e guidabile, vista l'ora che volgeva al tramonto abbiamo ridotto le soste al minimo e siamo arrivati agevolmente in cima al passo del Cerreto.

Mezzo metro di neve a bordo strada ma carreggiata sgombra; peccato che al passo, dopo una rapidissima sosta caffè, sia scesa una grossa nebbia che non ci ha fatto godere del panorama. Consci della situazione che avremmo potuto incontrare e avvertiti dal barista iniziamo la discesa del versante emiliano a velocità contenute (io sul cruscotto ho letto una velocità massima di 57 km/h, quindi andavamo anche più piano) ma ciò non è bastato a non farmi scivolare



Danni a me nessuno, alla moto qualche rigo qua e là e il tampone paracarena che si è piegato e mi ha spaccato la carena (ma allora che lo fanno a fare???

Comunque per fortuna sono in grado di ripartire subito e anche se non lo fossi stato, incredibilmente nel giro di tre minuti è passata e si è fermata a chiederci se ci servisse qualcosa un'auto dei Carabinieri: che efficienza



Anche loro ci dicono di stare attenti e stavolta rispondiamo con una sonora grattata che avevamo dimenticato di fare usciti dal bar.
Con un po' d'ansia addosso continuiamo a scendere nella nebbia col sole già tramontato alle nostre spalle: vedere dove stiamo mettendo le ruote con i soli abbaglianti è un'impresa (la mia ce l'ha tra l'altro solo a destra, le curve a sinistra sono state un mistero).
Attraversando un non meglio precisato paesino Cesare vede un autoricambi, prova a lampeggiarmi ma non lo vedo (avevo gli specchietti rivolti a terra per non essere accecato dal suo abbagliante) così comunque si ferma e io ci metto una decina di km ad accorgermi che sono solo


Mi raggiunge quando siamo praticamente in vista di Casina, così ci dirigiamo subito all'agritursmo per lasciare le borse e rientriamo in paese pronti per la cena.
Difatti troviamo parte del gruppo fuori della birreria che si stava dirigendo verso la pizzeria: primi saluti, troviamo subito Matteo, e prime presentazioni e già capiamo di "stare a casa".
La pizzeria ha l'unico difetto di essere un po' piccola rispetto al successo che sta riscontrando quest'evento invernale, quindi la tavolata ci obbliga a stare amichevolmenti appiccicati, ma la cosa non disturba nessuno, anzi. Il tavolo a parte, che l'anno scorso era toccato a noi laziali arrivati in ritardo, quest'anno se l'è beccato addirittura Davide

Brindisini a gogo, tante chiacchiere, persone e personaggi stupendi: abbiamo avuto l'immensa fortuna di ritrovarci a tavola di fronte a due grandissimi viaggiatori: wizz e fiftymaniac che ci hanno deliziato con i racconti di ciò che avevano fatto finora ma soprattutto descrivendoci cosa ancora avrebbero dovuto e voluto fare.
Ancora brindisini, chiacchiere e risate, "appoggi" riusciti ed altri no (Cesare s'è salvato in calcio d'angolo, io aspetto di vedere le foto per scoprire se ho "subito" qualcosa

Così la prima giornata volgeva al termine, ultime chiacchiere fuori il locale, uno sguardo stupefatto al Fantic Caballero 50 "Adventure" di fiftymaniac modificato con impianto per l'elettrolisi per additivare la combustione con HHO (mitico

A stasera la seconda parte
