Fecero l’amore.
Si diedero il meglio, l’un con l’altra.
Lo facevano sempre prima di separarsi per un po’.
Il sole cominciava ad illuminare la camera attraverso le persiane.
Dopo la doccia ed il caffè indossò dei jeans sdruciti e gli stivali di sempre,
un giubbotto di pelle nero e grigio che portava i segni di migliaia di chilometri fatti sotto il sole o sotto la pioggia.
Scese in garage.
La moto aspettava.
Inserì la chiave.
Il motore girava al minimo, sembrava un grosso felino che faceva le fusa,
una sgasata ed il grosso felino dava una zampata rabbiosa e veloce con gli artigli sguainati.
Salì in sella, bilanciando ed assaporando il peso della propria moto.
Ingranò la prima ed uscì dal garage.
Sì fermò un attimo in strada, sotto la finestra dell’appartamento, alzò la mano in segno di saluto e mandò un bacio.
Alla finestra il bambino in braccio ricambiò il saluto e il papà ricambiò il bacio.

Mentre la guardava allontanarsi si disse, sorridendo, che al prossimo raduno ci sarebbe andato lui…