Premessa, capirete cos'è la D21 tra qualche giorno quando qst report sara' finito...per ora cominciate a leggere!
Un giorno mi arriva un'email da parte di quel vecchio lupo di Altimor... comincio a leggere, 2600mt, 2700mt, 2800mt e così via... insomma sembrava una minaccia... ti faro' fuori con qst itinerario... morirai sulle vette alpine!!!
Io invece, con l'incoscienza che mi contraddistingue gli rispondo subito dicendo ke non vedevo l'ora...
2 cenette squisite a casa sua (mi sto ancora leccando i baffi!!) per organizzarci e prenotare gli alberghetti con mezza stella, 4 chiacchiere per ribadire il nostro livello di pazzia e via...
Partenza ore 6.45 da Bastia, incontriamo quell'altro matto di Andry72 poco piu' avanti che nel frattempo aveva deciso di farci compagnia nel viaggio di andata fino a Genova, dove doveva restare per il Tinga Liguria.
Ovviamente siccome i km erano pochi e le strade poco tortuose

Di qui proseguiamo per Genova e poi, dopo aver superato boccheggiando la pianura padana, alle ore 17.00 arriviamo ad Aosta, accolti dalla magnifica vegetazione delle valli valdostane.
Qui appena femi, leggiamo il cartello "Gran San Bernardo", e siccome 650km non facevano cifra tonda, cominciamo a scalare i 2500mt del sopracitato passo, giungendo al confine svizzero dove la vetta termina con uno spettacolare laghetto, passando per curve e tornanti attorniati da alti speroni di roccia.
Come inizio niente male direi…
“Massimo dove è l’Albergo??”
“Ad Arpuilles” “vedi qui giri e DOVREBBE ESSERE QUI DIETRO”
Peccato che Aosta sia attorniata da montagne, in pratica abbiamo scalato un altro passo per giungere alla fantomatica localita’ (stupendo paesello alpino, 5 case!) dove abbiamo riposato alla grande attorniati da montagne, respirando l’aria frizzante tipica delle estati alpine.
L’indomani mattina di buonora (nb: il caro alty ha la sveglia biologica alle 5… è vivo per miracolo, gli istinti omicidi si sono fermati pensando al fatto che senza di lui sarei rimasto per sempre nelle alpi a gironsolare in attesa di trovare la strada) partiamo alla volta del passo del piccolo s.Bernardo.
Purtroppo comincia a piovere, io mantengo estrema calma (forse perché incosciente della durezza del tour), il viso maturo di Altimor invece si corruccia in maniera evidente, lasciando trasparire tutta la sua preoccupazione.
Indossate le tute antipioggia nella splendida piazza de La Touille, cominciamo sotto una pioggia poco insistente a scalare con estrema attenzione il primo passo. Arriviamo incolumi ai 2200 mt del piccolo san Bernardo che ci stupisce per la vegetazione molto rigogliosa del primo pezzo di strada e la strada abbastanza agevole che porta su in cima. Scattate le foto di rito, con in testa i nuvoloni minacciosi, scendiamo verso la magnifica val d’Isere, dove capisco che la bellezza della Francia Alpina non è immaginabile da un cervello umano, i paesaggi sono irrealmente belli, i paesi sembrano dipinti da un pittore impressionista, curatissimi e incastonati tra montagne, fiumi, cascate e laghi.
Il tempo nel frattempo era leggermente migliorato, regalandoci qualche sprazzo di sereno tra i numerosi nuvoloni che ci circondavano.
Scaliamo quindi il col de l’Iseran (2770mt) che impressiona per maestosita’ e per il fatto che è circondato da montagne innevate, ma ci lascia comunque con un senso di incompletezza, di inconsistenza, forse perché si viene dalla stupenda valle omonima che ormai ha riempito i nostri occhi di paesaggi stupendi, e quindi la nostra psiche tende a non volerne abbandonare il magnifico ricordo.
Di qui scendiamo per una strada davvero bellissima che ci porta a Modane e di qui ai colle du telegraphe (che non è un passo) e continuando a salire si arriva al maestosissimo col du Galibier dove c’era un freddo cane e dal quale si potevano ammirare 2 magnifiche vallate. Ah dimenticavo, per salire sul Galibier si rischia piu’ volte la pellaccia e chi soffre di vertigini avra’ grosse difficoltà poiche’ si fanno diversi km con una stradina con uno strapiombo accanto di circa 1000mt senza parapetto…
Scendendo ci troviamo a pranzare sul Lautaret (altro “non passo”) dove ci troviamo di fianco ad una moto degli anni 30, perfettamente ristrutturata con un tipo alquanto alternativo ke ci viaggiava su. Non conoscendo il francese mi accodo ad altimor che ordina qualcosa (e neanke lui se la cava molto bene), e fortunatamente non ci avvelenano, anzi il pranzo è piacevole.
Quindi affrettandosi poiche’ cominciava a piovere, risaltiamo in sella ansiosi di raggiungere quello che sapevamo essere uno delle mete piu’ spettacolari del tour: il cole de Isoard
Saliamo danzando come aquile (bagnate) poiché la strada è fantastica, piena di curve piacevoli da raccordare, con un occhio alla strada e l’altro alla magnifica vegetazione.
Giunti in cima foto di rito, e via verso la zona delle rocce dell’isoard: qui ci rifermiamo attorniati da questi spuntoni alti un centinaio di metri impressionantemente belli.
Soddisfatti delle fotine artistiche ci avviamo inconsapevoli del nostro destino al termine della giornata, con il passo dell’Agnello.
Passando per paesini fatati, dove ho incontrato affacciato al balcone anche il famoso nonno di Heidi!!!, con case di legno (tutte in legno), ci inoltriamo in qst strada infinita fatto di mille curve pericolosissime senza parapetto, larga poco piu’ di un’auto. Qui in cima c’è il confine con l’Italie e si respira aria di mistero, sembra una strada “maledetta” una di quelle strade che incute timore, inquietudine. E non a caso è deserta.
Decidiamo allora di scendere ma siamo fermati dalla vista di alcune marmotte che riusciamo ad immortalare. Una aveva ancora un brandello con scritto dainese in bocca…. Qualcuno aveva sbagliato un tornante!!!
La stanchezza comincia a farsi sentire e la provincia di cuneo non è delle piu’ belle e fresche scendendo dall’Agnello. Allora chiedo a Massimo, “ma l’albergo dov’è?”
E lui, “eh bagni di Vinadio”, una sessantina di km”.
Di strada tutte curve, un posto poi soprannominato da me “inculandia” per l’evidente lontananza dal mondo civile, attorniato da montagne, con un fortissimo rumore di acque fluente, freddo umido e con gente poco cortese (su albergatrice e cameriera avrei testato i magnifici strumenti di tortura dell'inquisizione…), ma decisamente bello come posto per soggiornare.
Finalmente guadagniamo la cena e la doccia, anche se rimanevano ben poche forze all’attivo ed orgoglioso notavo che Massimo era quasi piu’ stanco di me (hihihihi) nonostante la comodita’ della muccona.
C’è da dire ke il vecchio saggio ha dalla sua una ventina d’anni in piu’ a me, e questo non mi ha reso piu’ tanto orgoglioso!!!
Con questa perla siamo giunti a meta’ report, il resto e le foto alla prossima puntata!