Orowitz ha scritto:
1) Non è vero che tutto ciò che scende dovrà risalire, basta guardare quello che è successo nel settore delle e-company con la speculazione nella seconda metà anni 90, roba che valeva 100 anche dopo 10 anni continua a valere 1.
Ovviamente intendevo in assenza di sovrastime frutto di speculazioni o errate valutazioni. Se ieri un titolo valeva 100, oggi vale 50 per la contrazione dei mercati finanziari, domani presumibilmente tenderà a risalire. Ovvio che se questo titolo ieri valeva 100 perchè sovrastimato, non ci sono crisi e bounce back che tengano...
Orowitz ha scritto:
2) Le banche e in genere tutte le grandi compagnie fanno una certa eccezione in quanto ci saranno sempre e non possono fallire come una qualsiasi società, fatto sta che nessuno tranne i diretti interessati sa che cosa ci sia nei loro bilanci attualmente (neanche tra banche stesse) e per quanto siano esposte. Sicuramente le banche italiane sono più protette ma risentono grandemente dell'andamento del settore.
Comunque vi do un'informazione che a breve ci sarà una riforma importante per quanto riguarda il sistema di vigilanza delle banche a livello internazionale (mai sentito parlare di Basilea II?) e lo so perchè il mio professore che lavora in banca d'Italia andrà a discutere le basi di questo ad inizio maggio in Svizzera. Quindi non si sa bene come reagiranno i mercati.
Beh oddio, che le banche non possano fallire non direi, anche se è indubbio che il loro ruolo peculiare le renda più tutelate di altre società. Lehmann, Wachovia, Fortis e altre infatti sono fallite lo stesso.
Dell'entrata in vigore di Basilea II si sa da un bel po' di tempo, non è considerabile una novità e dubito che porterà particolare scompiglio sui mercati finanziari. Inoltre Basilea II renderà molto più stringenti i requisiti richiesti alle imprese per l'accesso al credito bancario, quindi in teoria dovrebbe avere un impatto più negativo sulle imprese che sulle banche.
Quanto ai bilanci, è facile dire cosa c'è scritto sopra: cazzate. Unicredit stessa si è giovata di una misura per la quale ha potuto non svalutare a bilancio una quantità di partecipazioni dal valore attuale praticamente nullo. Lo scollamento tra carta e realtà si fa sempre più grande.
Orowitz ha scritto:
3)Quando si analizza l'andamento di un titolo non basta guardare il prezzo di apertura e chiusura, ma tra i tantissimi altri fattori un elemento abbastanza importante è quanto è "liquido" il titolo, cioè quanta è la quantità scambiata in una giornata.
Se questo è grande allora è stato oggetto di molti scambi quindi è presumibile pensare che i grossissimi operatori comprino e vendano anche a pochi minuti di distanza per sfruttare l'immediato rialzo causato dal loro acquisto e chi non è sincronizzato con i loro tempi rischi adi vedersi il titolo a mezzogiorno + 5% e a fine serata -5%.
Se questo è basso il titolo può essere altrettanto altalenante perchè basta uno scambio di piccole quantità per determinarne l'andamento.
Credo che qui si stesse parlando più di operazioni a medio-lungo periodo, quindi più soggette ad analisi di natura politico-economica e aziendale che statistico-finanziarie come invece quelle relative a operazioni di brevissimo periodo di cui parli tu. In questi casi la competenza richiesta è ben più specifica e la faccenda diventa quasi una questione di matematica pura, e rientrano tranquillamente ragionamenti come il tuo.