...e dopo due anni di confidenza con la mia R1 presi la solenne decisione: avrei varcato la soglia di Vallelunga.
Chiamai il call center come da prassi e, con mio enorme stupore trovai subito posto per una giornata evitando una lunga attesa. La signorina che rispose disse: “si… si c’è molta disponibilità per la giornata intera”. A quella risposta rimasi a bocca aperta anche perché speravo il contrario, visto che la paura era tanta. Mi feci coraggio, chiesi i dati per il bonifico e aspettai pazientemente il fatidico giorno, che venne in modo così veloce da sembrare un film.
Ero privo di materie prime, come cavalletti, carrelli, gomme speciali ecc. ecc.. Partii da casa e arrivai a Vallelunga verso le 08:45, la giornata iniziava alle 9:00 mi guardai intorno e vidi gli altri appassionati che stavano tirando giù i propri mezzi dai carrelli, mentre io sembravo un turista. Andai in reception a prendere adesivi e contratti vari, fatto tutto rimasi lì… a guardare la pista e chi correva.
Tocca a me, ho paura, un conto è vedere da fuori un conto è entrare. “Che sarà mai” pensai tra me e me, montai in sella e, senza pensarci entrai ai box dove mi accodai al resto della mandria inferocita. Il ragazzo che si occupa degli ingressi mi guardò e disse: “vai”; percorsi la strada dei box che immette direttamente in pista, a questo punto il cuore sembrava volesse uscire dalla gola, tanta era l'emozione. Che figata respirare quell’aria di libertà, vedere l’asfalto così pulito ti infonde subito sicurezza.
Diedi la prima aperta, perché lì non puoi far altrimenti e, mi trovai subito il curvone, piegai, ma sinceramente non sapevo neanche cosa volesse dire veramente piegare. Dopo questa prima curva, breve rettilineo fino ad arrivare alla Cimini, ancora più stretta, ancora più giù. Il cuore in gola, l'adrenalina a mille, non riuscivo neanche a deglutire. Dopo questo tratto, ora hanno aggiunto un pezzo che allora non c’era e che si chiama "Campagnano".
Arrivai direttamente alla “trincea” e lì prima seria sbachettata, che mi fece sobbalzare dalla sella per poi ricadervi sopra illeso per fortuna. La cosa mi scosse parecchio, ma non persi la calma e continuai dirigendomi alla “semaforo”, “tornantino”, per finire con la “esse”, per poi proseguire verso il curvone che mi è rimasto nel cuore: la “Roma”. Cosi veloce da non credere anche perché subito dopo arriva il rettilineo che ti permette di dare tirate assurde.
prima:

dopo:

Presa confidenza con la pista e capito che forse era meglio far scaldare un po' le gomme, rifeci il tracciato con un buon passo e senza rischi. Ma la mia resistenza allora ai minimi termini mi fece fermare al terzo giro; rientrai ai paddock dove presi una cosa da bere mentre vedevo le gambe tremolare, ma non dalla paura forse erano più scariche di adrenalina pura.
Quel giorno ho conosciuto molte persone che come me erano alle prime armi e, altre che avevano il tesserino da piloti, tra questi un ragazzo in particolare mi disse di seguirlo, cosi mi avrebbe aiutato a capire dove sbagliavo. Decisi di ascoltarlo e entrai con lui in pista, neanche vi racconto, dopo mezzo giro se ne era andato, me lo ritrovai dietro dopo un po'.
Passarono le ore e i miei giri erano sempre più lunghi e sempre meno scoordinati, io che pensavo di piegare mi resi conto che così non era; gli altri sembravano dei ragni, mi passavano da tutte le parti, in staccata in curva, io che pensavo di essere un gran pilota, che delusione, che lezione.
Finalmente in un giro arrivò il momento solenne della saponetta, niente di serio la strusciai appena ma per me fu un traguardo unico. Arrivarono le 16:00, circa, e decisi di fare l’ultimo giro. Dopo una sosta rientrai ma a duecento metri entrò la riserva, cercai ugualmente di fare il giro ma con grande vergogna la moto si fermò proprio davanti ai Box, ragazzi che figura.
Ho spinto sotto il sole di Agosto con la tuta di pelle fino al benzinaio fuori del tracciato, decisi che forse sarebbe stato il caso di alzare i tacchi e andare a casa, la cosa strana che feci il rientro a 70 all'ora, ero scarico, rilassato, pago delle sensazioni di quella giornata.
La pista mi ha fatto capire che quello è il posto dove si può osare, dove si può toccare la saponetta, dove si può correre, non certo la strada. Felice della giornata trascorsa e delle lezioni di guida ricevute, io che pensavo di essere un gran pilota, mi sono reso conto che andavo solo in moto.